Questa settima si riunirà il Consiglio Europeo dedicato all’analisi e alla programmazione complessiva sui temi economico-finanziari, fase che tecnicamente viene descritta come “coordinamento ex ante delle politiche economiche”.
Verranno anche trattati i temi del lavoro e delle iniziative a contrasto della disoccupazione giovanile. Disoccupazione derivante da politiche economiche di austerità, estremamente recessive che hanno portato alla stagnazione economica dei Paesi del Vecchio Continente. In più, in Italia, le mancate riforme istituzionale ne hanno amplificato le problematiche portandole da congiunturali a strutturali.
Mentre le istituzioni comunitarie ripetono rituali che non ingannano né i mercati, né i partner internazionali, né i comuni cittadini, da più parti si sta affermando l’idea che nulla potrà fare l’Unione Europea contro la crisi economica se non partendo da una profonda e totale revisione della sua architettura istituzionale, della sua legittimazione democratica, dei suoi meccanismi decisionali e, contestualmente, delle sue linee d’azione.
L’incapacità dell’Europa di reagire e gestire il grave momento che stiamo attraversando è andata di pari passo con l’imposizione a molti paesi di misure economiche draconiane, impedendo quindi sul fronte interno qualunque possibilità di intervento a sostegno delle economie nazionali e locali. Il risultato è lo stallo decisionale ed economico, foriero però di tensioni sociali, di crisi occupazionali, di politiche di welfare a rischio e di generale insicurezza e malcontento popolare.
E’ improcrastinabile quindi il tempo in cui l’Europa compia un’inversione di tendenza che sappia rimettere in moto dinamiche di cambiamento profondo negli assetti istituzionali e nei procedimenti decisionali, oltre che nelle strategie politiche, partendo dalla constatazione che la dimensione degli Stati Nazionali non è più sufficiente per fronteggiare una competizione che a livello globale è esasperata dal massiccio intervento di concorrenti che si muovono senza vincoli e remore.
Pertanto nulla potrà cambiare in meglio finché non ci metteremo seriamente a lavorare per un’Europa dei popoli e delle regioni, fondata sulle persone e sulle loro culture e identità, anziché sull’aridità del mercato e della finanza. Oggi l’Europa è a un bivio: o si va verso una vera integrazione del nucleo centrale dei Paesi che la formano, cioè verso un vero Stato federale d’Europa, verso quella che chiamiamo da tempo l’Europa dei popoli, oppure si va verso un veloce declino, manovra recessiva dopo manovra recessiva.
E in questo contesto le Regioni, le Macro Regioni, svolgeranno un ruolo fondamentale di raccordo fra istituzioni e popolazione. Popolazione che però non è mai stata chiamata a pronunciarsi su questi temi, senza poter decidere sul’entrata nell’euro, o sull’obbligo costituzionale di pareggio di bilancio, sul fiscal compact o sul meccanismo europeo di stabilità, decisioni dei Governi che condizioneranno la nostra politica economica per anni, con pesanti ripercussioni sulle future generazioni.
Ecco perché Lega Nord chiede al Governo di promuovere in occasione del Consiglio Europeo del 27 e 28 giugno prossimo, come elemento dirimente per permettere all’Unione Europea di rispondere efficacemente alle urgenze determinate dalla crisi economica, occupazionale e sociale, la necessità dell’immediato avvio di una profonda revisione dell’architettura istituzionale europea, volta alla realizzazione di un’Unione Politica Federale, sulla base degli esiti di una consultazione popolare referendaria che coinvolga tutti i popoli europei. Ed ovviamente alla effettiva concretizzazione di uno Stato federale nel nostro paese.
Roberto Simonetti
Lega Nord Padania