Schema della decisione di finanza pubblica per gli anni 2011-2013 del 13/10/2010 • Roberto Simonetti

Schema della decisione di finanza pubblica per gli anni 2011-2013 del 13/10/2010

Inserita sabato, 9 Giugno 2012 | da: roberto simonetti
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ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, la Decisione di finanza pubblica di quest’anno, prima
e ultima per motivi sovranazionali, si colloca in un particolare periodo storico sia politico sia
economico. Le tensioni dei mercati finanziari mondiali ed europei hanno prodotto la necessità di
realizzare una programmazione economica comune di tutti gli Stati membri al fine di limitare
l’effetto domino che la semplice crisi economica di un piccolissimo Stato possa propagarsi alle
economie di altri Stati a causa delle esposizioni incrociate dei sistemi bancari europei. Mi riferisco
al caso della Grecia che l’Europa ha affrontato nella linea che il Ministro Tremonti indicò, quindi
mediante un intervento congiunto degli Stati membri. Noi abbiamo partecipato con prestiti per 5,5
miliardi nel 2010 e ulteriori 9,3 nel successivo biennio. Ciò quindi ha insegnato che è bene
accelerare la procedura di riforma della politica economica europea in vista dell’approvazione da
parte del Consiglio dei Capi di Stato e di Governo di una nuova versione del Patto di stabilità e di
crescita mediante la sessione di bilancio europea, la realizzazione quindi dei nuovi documenti
politico-contabili europei (lo Stability program e il National reform program). L’area dell’euro è
oggi meglio attrezzata per fronteggiare gli effetti di un rapido e significativo intensificarsi delle
tensioni sui mercati dei titoli di Stato, e questo quindi porta all’introduzione dell’European financial
stability mechanism, che segna un passaggio importante nella definizione di un meccanismo
efficace per la gestione delle crisi, predisponendo procedure chiare e credibili per la concessione
tempestiva di assistenza agli Stati membri in serie difficoltà finanziarie. In prospettiva saranno
comunque cruciali gli interventi volti a ridurre i disavanzi e i debiti pubblici, e l’introduzione di
regole a livello europeo e nazionale volte a impedire condizioni di forti squilibri dei conti pubblici.
È proprio in questo contesto che la DFP si muove. Inoltre le manovre fiscali economiche di questa
maggioranza, da sempre, si sono mosse in questo senso di fatto anticipando tutta l’Europa, che ci ha
copiati. Voglio ricordare che già il decreto-legge n. 112 del 2008 iniziò a programmare a livello
triennale i conti pubblici dello Stato per dare stabilità all’economia e creare serenità per i mercati.
Ricordo inoltre l’intervento del Governo e della maggioranza nel settore bancario per dare fiducia al
mercato e garanzie ai conti correnti dei cittadini, nonché maggiore liquidità alle imprese: un’azione
non nuova per noi quindi, e che oggi viene esportata in tutta l’Europa. Tra l’altro, con il decretolegge
n. 78 abbiamo addirittura anticipato la finanziaria, proprio per dare risposte certe e veloci al
mondo imprenditoriale ed economico, che è là fuori ad aspettare concretezza e riforme strutturali,
ed è stufo delle parole e dei freni che la politica pelosa dell’assistenzialismo contrappone al
cambiamento voluto dalla Lega Nord. La manovra triennale di bilancio anticipata a maggio ha
contribuito, insieme a un miglioramento del quadro finanziario internazionale, a ridurre l’incertezza
per gli operatori; manovra che si fonda soprattutto sul contenimento della spesa e su maggiori
entrate mediante un maggior contrasto all’evasione fiscale, per ampliare l’azione di contenimento,
appunto, del disavanzo. Le stime della Decisione di finanza pubblica confermano il profilo di
riduzione del disavanzo nel triennio 2011-2013 indicato con il Programma di stabilità presentato
all’Unione europea all’inizio dell’anno. È chiaro che l’austerità della spesa pubblica però può
implicare non solo ovvi benefici. Infatti, intorno alla metà dell’anno sono giunti a scadenza sia gli
incentivi all’acquisto di determinate categorie di beni durevoli, sia le agevolazioni fiscali agli
investimenti in capitale produttivo disposti nel 2009.
Nel prossimo biennio gli investimenti e le esportazioni dovrebbero continuare a trarre beneficio dal
rafforzamento della ripresa internazionale, ma sull’attività economica continuerebbe a gravare una
dinamica fiacca dei consumi che risentirebbe della lentezza di miglioramento del mercato del
lavoro, anche se ricordo che rimarremo comunque tra i Paesi che, nel prossimo anno,
conseguirebbero un risultato migliore rispetto al 2010. Tralascio, quindi, di ricordare ulteriori dati
che, comunque, ritengo buoni visti i momenti storici in cui viviamo e che dipendono non dal
destino, dal caso, ma dalle azioni politiche ed economiche fin qui svolte dal Governo e da questa
maggioranza. Mi riferisco all’azione riformatrice della pubblica amministrazione che porta
stabilizzazione finanziaria, all’aumento di produttività del settore pubblico, al taglio della
burocrazia, dei costi superflui, ad un controllo serrato della spesa pubblica, alla legislazione già
approvata riferita alla responsabilizzazione personale e politica di chi gestisce le casse dei cittadini a
livello locale e alle norme relative all’implementazione della lotta all’evasione fiscale. Difatti, in
questa materia, il decreto-legge n. 78 del 2010 prevede nuove norme come, per esempio, la
comunicazione telematica delle operazioni rilevanti ai fini IVA, la revisione del redditometro,
l’introduzione di verifiche incrociate, nuovi controlli contro le frodi intracomunitarie, limiti alle
compensazioni crediti-debiti fiscali, la partecipazione dei comuni all’attività di controllo
dell’evasione, controlli mirati alle imprese in perdita sistematica o che aprono e chiudono l’attività
nell’arco di un anno. Questa norma, tra l’altro, fa seguito ad una proposta dall’onorevole Bitonci,
tanto criticata a livello mediatico, ma che dava una risposta certa ai «furbetti» delle partite IVA
facili, attraverso, cioè, una fideiussione al momento dell’apertura a garanzia dei futuri mancati
versamenti. Torneremo comunque presto su questa proposta.
Ricordo la via dei cantieri fermi e della programmazione delle opere pubbliche quale volano
dell’economia. Le infrastrutture sono un elemento chiave della capacità di crescita di un Paese. Ecco
perché è bene dare priorità alle opere cantierabili e realizzabili nel breve e medio periodo. Oltre
all’allegato infrastrutture, quindi, bene ha fatto sia il relatore, che l’ha rammentato qui in Aula, che
l’VIII Commissione, a ricordare ulteriori opere cantieralizzabili a breve che devono essere seguite
dal Governo con ulteriore e maggiore attenzione. Ciò è stato anche inserito nel deliberato della
risoluzione oggetto oggi di votazione. Non possono comunque essere anche dimenticati i territori,
gli enti locali e le regioni che chiedono maggiore autonomia gestionale e fiscale. A questo
proposito, la Lega Nord Padania non può che essere contenta che dopo vent’anni di proposte anche
la Banca d’Italia, simbolo non certo dell’autonomia nel senso più lato del termine, certifichi, nei suoi
documenti, come quelli depositati in V Commissione, come il percorso di risanamento dello Stato
non possa prescindere dall’attuazione del federalismo fiscale e dalla sua celere concretizzazione. Il
federalismo fiscale sarà l’unica importante occasione per razionalizzare la spesa pubblica e
migliorare la qualità dei servizi forniti ai cittadini. Ecco, quindi, che in parallelo alla capacità
impositiva locale è bene costruire vincoli di bilancio rigidi, meccanismi di perequazione trasparenti
e non assistenziali, margini di autonomia nella fissazione delle aliquote, rilevazione sistematica
della qualità dei servizi forniti. Il decentramento rafforzerà il controllo dei cittadini sull’operato
degli amministratori locali e la concorrenza tra enti nella fornitura di servizi. È urgente, quindi,
avviare la transazione dalla spesa storica al costo standard, partendo dalla spesa sanitaria che
ricopre più dell’80 per cento dei bilanci regionali.
Per tutti questi motivi è giusto votare favorevolmente nei confronti della risoluzione depositata in
quanto indica, oltre ai margini economici a cui riferirsi per i bilanci triennali, anche l’impegno del
Governo a completare, entro i termini della delega, l’attuazione della legge n. 42 del 2009, quella,
appunto, sul federalismo fiscale. Invito, quindi, il Parlamento a dedicare tutto il tempo prezioso che
ci rimane da qui a fine legislatura per concludere questo iter legato all’attuazione del federalismo
fiscale, cercando di non disperderlo in provvedimenti che i cittadini, d’accordo con me, non
considerano certamente pregnanti ai fini della risoluzione economica dei problemi dell’Italia quali,
per esempio, la modifica della legge elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord
Padania).

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