PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, con questa ennesima fiducia si conferma questa arroganza istituzionale, che si va a sommare anche ad una arroganza fiscale di questo Governo.
Perché un’arroganza istituzionale? Io non credo che vi siano precedenti per cui un Governo ponga la questione di fiducia su un disegno di legge delega del Parlamento, il quale dovrebbe mettere i binari entro cui il Governo può muoversi per attuare determinate discipline. Qui siamo all’assurdo: di fatto, esautoriamo il Parlamento del potere legislativo, perché il Governo si arroga il diritto di far decidere al Parlamento come vuole muoversi all’interno dei paletti che esso stesso si mette. Questa è un’arroganza istituzionale che non credo abbia precedenti nella storia repubblicana.
E poi, un’arroganza fiscale: proprio oggi scopriamo che, nel testo del disegno di legge di stabilità di quest’anno, le nuove disposizioni sulle detrazioni e deduzioni partono a livello retroattivo già nell’anno 2012, andando contro lo Statuto dei contribuenti, mentre i vantaggi per i cittadini partono dall’anno prossimo. Si tratta di vantaggi che sono ancora da vedere, perché l’abbattimento di un punto percentuale dell’IRPEF, molto probabilmente, verrà superato dall’aumento dell’IVA dell’1 per cento.
Ecco, quindi, due arroganze che si misurano nei fatti di come anche è stato costituito questo Governo, senza elezioni, ma specificatamente di una rappresentanza diretta dei poteri forti, contro i cittadini e contro la politica.
Questo disegno di legge, quindi, oltre che nel metodo, anche nel merito non può essere appoggiato e supportato, perché non fa nient’altro che, squisitamente, una minima correzione di alcuni aspetti critici del sistema tributario e non prende in considerazione quanto questo Parlamento aveva già dibattuto attraverso la presentazione della delega che noi avevamo proposto, quando eravamo al Governo, il 29 luglio 2011.
Tra l’altro, durante questo periodo storico di questi 11 mesi di Governo Monti, molte sono state le parti tributarie che sono state toccate: ricordo le imposte di bollo, l’IMU, il superbollo per le autovetture di grossa cilindrata, la tassazione sugli aerei e l’attività finanziaria che è stata tassata. Nulla, però, è stato preso dalla delega del 2011, la quale si basava su determinati filoni che andavano verso un equo equilibrio di rapporto tra contribuente e Stato, con l’adozione di un Codice unico in materia tributaria, il riordino della spesa in materia sociale e, soprattutto, il riordino dell’IRPEF, che stabiliva tre aliquote del 20, 30 e 40 per cento, nonché la ricerca di un abbattimento dell’IRAP. Si tratta di cose, adesso, francamente impossibili a farsi, perché con tutti i tagli che sono stati fatti agli enti locali e, soprattutto, alle regioni, diventa impossibile per i territori poter abbassare la pressione fiscale. Questi ultimi, infatti, non hanno più le sussistenze economiche derivanti da un mancato federalismo fiscale – che avete ammazzato attraverso la spending review e il decreto-legge «salva Italia» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) – e, quindi, non hanno la possibilità di usare una fiscalità competitiva.
Come fa una regione ad abbassare l’IRAP se in ogni manovra gli vengono tagliati i fondi, o per la sanità, o per i trasporti, o per tutte le altre esigenze? Non ultimo, ricordo il taglio di risorse alla sanità, previsto nel disegno di legge di stabilità, a cui si sommano i 23 miliardi di euro di tagli alle regioni, i 16 miliardi di euro ai comuni, i 5 miliardi di euro alle province; tutti, tra l’altro, in corso d’opera, come questo, appunto, del taglio delle detrazioni, sempre in corso d’opera. Come fa una realtà economica ad ottobre a poter decidere delle spese che avrebbe dovuto effettuare come tagli a gennaio?
È praticamente impossibile, si mettono sul lastrico i conti delle amministrazioni locali. Cosa produce, poi, tutto questo? Non produce un attacco al sistema politico, produce squisitamente un taglio ai servizi, quindi un attacco diretto ai cittadini che vedranno tagliati i propri servizi e un aumento della fiscalità locale. La Lega ha sempre preteso e voluto, quando era in maggioranza e, ancor più, ora che siamo in minoranza, la semplificazione del sistema fiscale, l’alleggerimento della pressione fiscale complessiva e, soprattutto, un’attenzione particolare alle piccole e medie imprese, alle imprese artigiane, ai commercianti, che sono il cuore e lo scheletro fondante dell’economia del Paese. Se non si dà la possibilità di produrre e di creare PIL è inutile pensare di potere arrivare al pareggio di bilancio, di poter dare delle risposte concrete alla riduzione del debito.
Come dicevo prima, riteniamo opportuna l’abolizione dell’IRAP, la deducibilità dell’IRAP dalle imposte sui redditi, soprattutto la lotta all’evasione e all’elusione fiscale, che ovviamente non può essere fatta attraverso la semplice istituzione di una commissione, come previsto nella delega, e, ancora, una riscossione equa e non vessatoria da parte dello Stato delle imposte e dei tributi che giustamente, a volte, deve ricevere dai contribuenti; tuttavia, non si possono ammazzare le imprese perché il ciclo economico e produttivo porta a delle difficoltà di pagamento.
Bisogna avere uno Stato maggiormente clemente di fronte a tutte quelle imprese che vogliono pagare ma che, se non hanno le sussistenze, è proprio perché, a volte, lo Stato stesso non gli dà i soldi; infatti il committente delle istituzioni pubbliche si vede, a causa del Patto di stabilità, mancare i pagamenti per le sue prestazioni, però lo Stato, dall’altra parte, gli chiede i soldi con urgenza e gli manda Equitalia a bloccargli i mezzi di lavoro, a bloccargli i fabbricati, a pignorargli i beni di famiglia; questo non è uno Stato amico ma è uno Stato nemico delle imprese e nemico del territorio.
Soprattutto, occorre una revisione delle agevolazioni, delle detrazioni, delle deduzioni e l’applicazione del principio del quoziente familiare, cosa di cui si parla da anni ma che anche questo Governo non ha voluto attuare.
È chiaro che la delega continua nell’accanimento contro i territori e non prende in considerazione tutto quello che doveva essere il federalismo fiscale. La Lega ha ottenuto la possibilità di vedersi approvato un emendamento, di prendere in considerazione, in tutta l’opera di riordino, quanto previsto dalla legge n. 42 del 2009, però, di fatto, non c’è una traccia di riforma del sistema fiscale che inverta il flusso di denaro dalle periferie al centro. Non si introducono significativi elementi di valorizzazione degli enti locali, della loro autonomia impositiva. Il tema dell’IMU non è stato affrontato benché Berlusconi, quindici giorni fa, disse che voleva togliere l’IMU sulla prima casa; noi abbiamo fatto degli emendamenti, ma sono stati tutti bocciati, quindi la pura e mera campagna elettorale, molte volte, va a confondere solo gli elettori senza però dare delle risposte certe quando ce n’è la possibilità. Ecco quindi che questi sono i temi essenziali per i quali noi voteremo contro questa questione di fiducia che dimostra plasticamente l’arroganza di questo Governo, sia istituzionale, che mortifica il Parlamento, mortifica le Commissioni, sia fiscale, che va ad aumentare la pressione fiscale senza dare risposte concrete ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
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