Conversione Decreto Commissioni Bancarie del 17.05.2012 • Roberto Simonetti

Conversione Decreto Commissioni Bancarie del 17.05.2012

Inserita sabato, 9 Giugno 2012 | da: roberto simonetti
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Signor Presidente, stiamo parlando di ordini del giorno presentati ad un disegno di legge
di conversione di un decreto-legge che va a sanare un errore commesso nel decreto-legge
liberalizzazioni, un errore per voi, non certo per la Lega Nord Padania. Andiamo, infatti,
a riproporre delle commissioni bancarie che, ovviamente, gravano sul peso economico e
finanziario delle imprese e delle famiglie.
Decreto-legge che nasce proprio per dare un ennesimo segnale positivo di vicinanza di
questo Governo alle banche e non certo alle famiglie e alle imprese. È chiaro che, a mio
avviso, sono altre le correzioni che questo Governo dovrebbe apportare alle iniziative
legislative che ha sottoposto al Parlamento e al Paese. Qui si sta parlando, appunto, di
sostegno al credito, sostegno che deve arrivare dalle banche attraverso tutti quei
finanziamenti a tassi agevolati all’1 per cento che riescono ad ottenere dalla BCE e che
dovrebbero essere utilizzati dalle banche stesse per dare sostanza alle richieste delle
famiglie, agli impieghi per le imprese, per le attività, per le piccole e medie imprese, per
gli artigiani, per tutti quegli imprenditori che fanno sì che il PIL, attraverso la loro azione
imprenditoriale, possa avere segni positivi. Ma tutto questo non è stato fatto, non è stata
portata avanti nessuna azione coercitiva da parte del Governo nei confronti delle banche
affinché quei soldi che arrivano a tasso agevolato si tramutino in impieghi da parte
appunto degli stessi istituti di credito. Questo era da fare, non la correzione di rimettere
le commissioni per gli scoperti e quant’altro.
Così come manca un piano di rilancio per le piccole e medie imprese, vero cuore
fondante dell’economia del Paese. Si cerca sempre di dare forza economica e sostegno
politico-economico alle grandi imprese che sono, ovviamente e storicamente, generatrici
di grandi buchi, di grandi situazioni di cassa integrazione, come ha già ricordato
l’onorevole Buonanno, di grandi situazioni di spreco di denaro pubblico. Tutto ciò
invece di aiutare le piccole e medie imprese che sono l’ossatura e lo scheletro portante
dell’economia nazionale e padana; questo, appunto, non viene fatto. Cosa invece si
ripropone? Di istituire un Osservatorio nazionale. E qui sta anche il vulnus della politica
di questo Governo che diventa sempre più centralista, sempre più burocratica e va
sempre più lontano dai territori. È già stato ricordato che nel 2008, con il decreto-legge
n. 185, convertito con la legge n. 2 del 2009, venivano istituiti gli osservatori territoriali
per l’accesso al credito. Ci fu anche una circolare firmata da Maroni, Ministro
dell’interno, e da Tremonti, Ministro dell’economia e delle finanze, che istituiva appunto
questi osservatori che erano composti dalle prefetture dei capoluoghi di regione,
coadiuvate dai prefetti dei territori provinciali, dall’ABI, dalle parti economiche
attraverso le Camere di commercio. Quindi una vicinanza diretta del cittadino a
istituzioni territorialmente rappresentate. Qui, invece, il cittadino che non riesce a
ottenere credito deve venire a Roma, deve essere ascoltato da un fantomatico
Osservatorio nazionale e, nel tempo in cui lo stesso si riesce ad organizzare, è chiaro che
al cittadino non verrà mai data una risposta. E questa è una logica tutta contraria alle
politiche che lo Stato necessita, che sono quelle del federalismo, dell’attenzione ai
territori, della salvaguardia dei territori, di privilegiare tutte le azioni che possono dare
sviluppo ai singoli cittadini e alle singole imprese.
Per voi i territori sono solo partite IVA da tassare, i cittadini sono solo codici fiscali da
tassare, invece noi diciamo che le imprese e le persone hanno un’anima, hanno un’anima
che deve essere quindi seguita e deve essere aiutata. Quindi, con il mio ordine del giorno
in esame proponiamo di rivedere la posizione dell’Osservatorio nazionale, dando seguito
a quanto appunto previsto dal decreto-legge n. 185, che istituiva gli osservatori
territoriali

 

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