ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, dopo l’omelia del collega Barbato inizio il mio intervento.
Oggi, molto probabilmente, signor Presidente, si terrà l’ultimo atto importante di questa legislatura, che ovviamente si chiude, anche oggi, con l’ennesima questione di fiducia posta da un Governo che si ricorderà nella storia della Repubblica come il Governo delle tasse, del centralismo più sfacciato, dell’ostilità agli enti locali e alle fasce più deboli della società, come il Governo che ha distrutto il federalismo.
Si è trattato di un’esperienza lunga un anno, che voglio ricordare attraverso i suoi provvedimenti e gli effetti economici e finanziari che hanno creato. Si partì il 17 novembre 2011: una maxi fiducia a questo Governo con il solo voto contrario della Lega Nord. Non so se all’epoca fosse vivo o ammazzato l’onorevole Di Pietro, ma la fiducia la diede a questo Governo e, quindi, furono 556 voti a favore su 630. L’88 per cento di questo Parlamento garantì la fiducia ad un Governo che dovette porre quaranta questioni di fiducia per far approvare i suoi provvedimenti, quindi, una maggioranza molto particolare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Il 4 dicembre 2011, ecco il primo decreto-legge, il decreto «salva Italia», diciamo «l’ammazza Italia»: 13 miliardi di euro di tagli, soprattutto agli enti locali, e 17 miliardi di nuove tasse; sono state aumentate le rendite catastali, è stata posta l’IMU sulla prima casa, che invece era stata cancellata dal Governo in cui c’era la Lega; ricordo poi i sindaci esattori per conto dello Stato sull’IMU sulla seconda casa, l’aumento dell’addizionale regionale per coprire i tagli della sanità, la creazione di un «grande fratello fiscale» sui conti bancari privati, l’aumento dell’età pensionabile con la creazione di centinaia di migliaia di esodati.
Il 15 febbraio 2012 segue il decreto «svuota carceri»: vengono liberati tremila carcerati; il 30 aprile 2012 inizia il percorso della cosiddetta spending review, che porta il Governo a cercare di tagliare sempre di più le risorse ai territori, alle autonomie e agli enti locali. Dalla politica del pollice verde fatta con il federalismo fiscale per il raddrizzamento dell’albero storto, il Governo Monti ha preferito seguire la politica del boscaiolo: l’abbattimento a colpi di motosega dell’albero delle autonomie locali (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Il 6 luglio 2012 viene approvato il decreto-legge n. 95 sulla spending review: tagli, tagli e ancora tagli, sempre tagli alle comunità locali, ai comuni e alle regioni; però in quel provvedimento si trovarono 4 miliardi di euro per salvare una banca di connotazione politica ben precisa, il Monte dei Paschi di Siena. Lì la maggioranza, anche in questa occasione tramite la questione di fiducia, diede l’appoggio a questa operazione, che portava 8 miliardi di euro di tagli agli enti locali e 3 miliardi di euro alla sanità. È l’inversione del mondo, un mondo alla rovescia, come ho già ricordato, dove i cittadini, ricevendo meno servizi dai propri comuni, pagano il salvataggio di una banca. Di solito è il contrario, le banche aiutano i cittadini e le imprese qui invece sono le imprese, i cittadini, le casalinghe a dover difendere e a dover aiutare i conti di una banca. È un mondo alla rovescia.
È un mondo alla rovescia anche con il decreto-legge n. 188 del 2012, che prevede la cancellazione delle identità locali attraverso la soppressione, di fatto, delle province. C’è una Costituzione che parla, appunto, di territorio e delle autonomie, che dà valore al cittadino in quanto membro di una comunità locale e questo Governo li ammazza da un punto di vista economico e anche da un punto di vista identitario.
Arriviamo alla legge di stabilità, su cui oggi voi chiedete la fiducia, che però non meritate neanche da parte dei colleghi della maggioranza. Vi sono in Aula solo un Ministro ed un sottosegretario: Presidente, non è rispettato neanche il bon ton istituzionale, non è presente neanche un rappresentante del Ministero competente. Penso vi siano le condizioni per una reprimenda nei confronti del Governo. Non abbiamo visto il Governo in Commissione, né lo abbiamo visto in Aula. Monti è sempre in giro per il mondo, ma in quest’Aula non è più venuto, neanche a difendere le sue posizioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
In Commissione il Ministro Grilli ha dato buca due volte. Lo abbiamo atteso per due volte, e una volta siamo venuti a Roma apposta per l’audizione del Ministro alle 18, ma non si è presentato; c’è stata un’audizione telefonica con il relatore – che era più una farsa che una realtà -, ma non c’è stata la presenza fisica del Ministero, se non quella del sottosegretario Polillo, che è riuscito anche ad ottenere una serie di sfiducie – come vedremo dopo – perché molti dei provvedimenti sono passati con il parere contrario del Governo.
È una legge di stabilità che si basa nuovamente su tagli agli enti locali per più di 10 miliardi di euro, tagli alla sanità, nuovamente, l’aumento dell’1 per cento dell’IVA e l’aumento delle accise sulla benzina. Sono tutti provvedimenti non immuni da strascichi economici devastanti per la produttività del Paese. Tanto rigore, troppo rigore e nessuna crescita nei vostri provvedimenti che hanno portato alla recessione.
Monti in questi giorni dice che la casa non brucia più: probabilmente la sua, quella del Governo, ma non quelle dei cittadini, quelle degli enti locali, della sanità, che nel 2013 non riusciranno più a garantire i servizi a fronte dei tagli che avete inferto loro.
Proprio oggi, in queste ore, a Milano, ci sono migliaia di sindaci che sfilano contro le iniziative di questo Governo, e sabato prossimo a Brescia la Lega incontrerà gli amministratori del nord per chiarire definitivamente il rapporto con questo Stato centralista e antifederalista.
I numeri di un anno di Governo, del vostro Governo, sono allarmanti: alla Borsa di Milano, l’indice dei principali titoli quotati scende di 2,6 punti percentuali; l’inflazione migliora, ma a causa della flessione dei consumi, che passano dal – 1,6 a meno 3,7 per cento; la produzione industriale scende del 5 per cento; i prestiti hanno una contrazione degli impieghi di 8 miliardi di euro alle famiglie e di 19 miliardi di euro alle imprese; i mutui prima casa sono a picco (meno 31 per cento) e questo va anche a creare danno a tutto l’indotto dell’edilizia. Inoltre, per le retribuzioni l’aumento è inferiore al tasso di inflazione e quindi vi è un minore potere di acquisto delle famiglie; la disoccupazione aumenta dal 9,3 per cento all’11,5 per cento; il debito pubblico aumenta di 60 miliardi di euro, malgrado i cosiddetti tagli alle spese, mentre le spese aumentano perché non si sono portate avanti le modifiche strutturali a questo Paese: si è creato più centralismo e meno federalismo e non si è data la possibilità ai territori di essere protagonisti di questo nuovo Paese, che comunque deve arrivare.
Il rapporto deficit-PIL aumenta dello 0,3 per cento e arriva al limite della quota di Maastricht (2,8 per cento), e sforeremo anche questo parametro. Il rapporto debito-PIL passa dal 120 per cento al 126 per cento. Ecco quindi che la situazione è devastante, disastrosa, e non permetterà di mantenere tutti gli impegni che questo Governo ha preso con l’Europa: dal fiscal compact al pareggio di bilancio, alla modifica dell’articolo 81 della Costituzione. Il Parlamento ha comunque cambiato questa legge di stabilità, un Parlamento, quindi, che lavora, un Parlamento che ha sfatato il mito dei Governi tecnici e che ha sfatato il mito che la politica deve essere surrogata dai tecnici e dai Governi dei non eletti. È un Parlamento fatto di persone elette che sanno interpretare positivamente le esigenze dei propri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ecco, quindi, che se la legge deve essere approvata attraverso la fiducia, è chiaro che questa fiducia non può essere data a questo Governo, tra l’altro assente anche durante il dibattito sulla fiducia da loro richiesta. È una fiducia che deve essere comunque data al Parlamento, che con questa legge di stabilità certifica, appunto, l’incapacità dei tecnici di risolvere i problemi e si riappropria del suo potere costituzionale di legislatore. I legislatori sono i deputati e i senatori, non sono i membri del Governo, che attraverso decreti-legge chiedono una semplice ratifica al Parlamento, come sta avvenendo da un anno a questa parte.
Di fatto, quindi, oggi, se si deve dare una fiducia, la si deve dare al Parlamento: abbiamo avuto due relatori che hanno demolito di fatto il testo che ha prodotto il Governo e quindi vi è già una sfiducia di fatto del testo governativo. Si tratta di un testo che è stato modificato in Commissione anche grazie all’impegno costruttivo della Lega Nord che ha dato spunto a numerose modifiche che vanno dai fondi all’alluvione per la Lombardia e per l’Emilia alla ricerca di fondi ulteriori per gli esodati. Voi non l’avete voluto e avete creato, e continuate a creare, una situazione di difficoltà per ulteriori decine e decine di migliaia di persone che si trovano nella situazione di non avere lo stipendio e di non poter accedere ai sussidi pensionistici. Noi le coperture le avevamo date, ma voi non le avete volute considerare. È, quindi, una stabilità che certifica il fallimento politico ed economico di questo Governo dei tecnici che, ovviamente, non potrà ricevere la nostra fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).