ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, questa è una dichiarazione di voto su un decreto che reca nel titolo: la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo.
A nostro avviso, è un titolo che non coincide molto con il testo, perché se andiamo a vedere quando si parla nell’articolato della tutela del patrimonio, rileviamo appunto che l’unica cosa che c’è di tutela del patrimonio sono il grande progetto Pompei oppure la riorganizzazione delle stanze della Reggia di Caserta. Per il nord, ovviamente, quando si parla di un intervento pubblico non c’è mai nulla. A Venaria, come ci ha sempre ricordato il collega Allasia, i cittadini piemontesi si sono dovuti prodigare affinché la reggia venisse posta all’onore del mondo, invece qua è lo Stato, ovviamente, che deve sempre intervenire con la solita urgenza che contraddistingue una parte di questo Paese, tanto che l’UNESCO è sul punto di togliere questo sito dalla lista dei patrimoni dell’umanità e addirittura l’Unione europea vuole togliere i finanziamenti per i ritardi cronici, soprattutto per quanto riguarda Pompei, nella ricostruzione e nell’utilizzo di tutti questi fondi che fortunatamente ci sono, ma che ovviamente, purtroppo, non vengono utilizzati.
Questa è una domanda che bisognerebbe porci per dare delle risposte che non sono quelle di nominare un nuovo commissario che deve riorganizzare e riprendere in mano una situazione vecchia di molti anni. Un direttore generale, tra l’altro a Pompei, che, a nostro avviso, avrà un potere troppo forte. È troppo potente il mandato che viene dato, attraverso questa legge, al direttore generale, tanto che potrà derogare all’articolo 48 del codice dei contratti, potrà revocare, a suo piacimento, i responsabili unici dei procedimenti, potrà lui stesso approvare i progetti, potrà lui stesso, senza passare da un bando, dare in licitazione privata, in procedura negoziata, dei contratti sia per servizi, che per forniture, fino ad un importo di quasi due milioni di euro, senza passare da un bando, senza passare da una supervisione dell’Autorità nazionale anticorruzione.
Non vogliamo criticare la figura, che è stata nominata dal Governo, del generale dei carabinieri, però è chiaro che in situazioni così particolari, come sono quelle del sud, dare un potere così in mano ad una sola persona ci pare veramente troppo.
E questo va di pari passo con la nomina di un altro commissario, quello per la Reggia di Caserta per la riassegnazione dei locali che si dice sia a costo zero. Io trovo particolare che sia a costo zero questo allontanamento dalla struttura, che vede alloggiati anche il Ministero della difesa, i ROS, i NAS, l’Ente turismo regionale, una sede distaccata dell’università. Immagino che se verranno distolte da questi spazi questa realtà, che non sono realtà private, ma sono pezzi di Stato anch’esse, sono altre istituzioni, ci saranno ovviamente dei costi per il trasloco, per nuovi fitti, per la nuova logistica; quindi, un costo per lo Stato questo spostamento ovviamente avrà e qui nel testo non ne troviamo la copertura.
Diciamo che è, comunque, un’idea intelligente, quella di utilizzare in maniera proficua gli spazi, tanto che noi nella scorsa legislatura, a firma dell’onorevole Comaroli, presentammo una proposta di legge, passata in Commissione, e forse anche già in un ramo del Parlamento, nella quale si invitava il Governo, il demanio, a riutilizzare in maniera intelligente tutti i suoi spazi in modo tale da abbassare i costi dei fitti passivi, perché ci sono molti Ministeri, molte strutture pubbliche in cui vi è un dipendente ogni 27 metri quadrati, quando nel privato gli uffici sono molto, molto più razionalizzati. Quindi, queste esperienze estendiamole anche ad altre strutture dello Stato, in modo tale da avere un risparmio nella spesa.
Tutto ciò attiene alla tutela del patrimonio culturale che riguarda solo Pompei e Caserta, quindi una tutela molto regionalizzata, molto parziale, con delle latitudini ben precise.
Quando si parla, invece, dello sviluppo della cultura, si parla essenzialmente di coprire i buchi delle fondazioni lirico-sinfoniche, perché è questo il core-business del decreto in merito allo sviluppo della cultura. Qui, però, siamo di nuovo alle solite, siamo di nuovo a Pantalone che deve versare dei fondi per riuscire a stabilizzare dei buchi di bilancio che non si riescono a stabilizzare, tanto che nel decreto-legge si prevede un ulteriore finanziamento di 50 milioni per il fondo rotativo.
Mi è stato risposto in Commissione che non è ovviamente una regalia, perché un fondo rotativo presuppone un rientro. Ho capito, ma un rientro trentennale per me è una regalia. Infatti, se io posso avere dei fondi da restituire in trent’anni e poi vi è la certezza che ogni biennio o ogni triennio c’è un rimpinguamento di questi capitoli, di fatto questa è una non restituzione di fondi dello Stato.
Però voglio dire: va bene, ce n’era bisogno. Ma dovevate proprio utilizzare una copertura che serviva da volano per il rilancio del territorio, soprattutto degli enti locali e delle realtà più prossime ai cittadini, che è quella della liquidità alle regioni per pagare i debiti certi, liquidi ed esigibili ? Non c’era un’altra copertura ? Non potevate prendere dalla spending review, in modo tale da assicurare comunque questi 50 milioni agli imprenditori, che già hanno lavorato per lo Stato e che si trovano a dovere fallire perché lo Stato non li paga, ma utilizza i loro soldi per pagare i buchi delle fondazioni lirico-sinfoniche ? Questo è veramente un controsenso (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) ! Questo è un controsenso ! Se poi andiamo a vedere dove sono queste fondazioni lirico-sinfoniche, vediamo che sono quelle di Palermo, di Bari, di Napoli, di Roma e via discorrendo.
Questa era la parte di «ombra», quella che ci vede estremamente contrari. Se esaminiamo la parte più a nostro favore, quella che vediamo più di buon occhio, quella parte che viene considerata la «luce» di questo provvedimento…
PRESIDENTE. Per questa parte le sono rimasti tre minuti, onorevole Simonetti.
ROBERTO SIMONETTI. In tre minuti riesco a dire molte cose. Si tratta del credito d’imposta per il rilancio turistico. Quindi, bene questo credito d’imposta per la digitalizzazione delle imprese e bene il credito d’imposta per la riqualificazione delle strutture turistico-alberghiere. Bene l’inserimento anche dell’acquisto e della sostituzione dei mobili all’interno di questa struttura, che va di pari passo con l’iniziativa che la Lega Nord assunse la scorsa legislatura di inserire l’acquisto dei mobili nel credito d’imposta per l’allora 36 per cento.
Purtroppo questi sono capitoli ad esaurimento, quindi speriamo che non ci sia il click day per l’utilizzo di queste coperture, che ci sia una visione globale, anche nella verticale di tutto lo Stato, e che non vi sia un click day dedicato squisitamente ad una certa parte, che ovviamente riesce sempre a prendere i finanziamenti pubblici.
Va bene e la ringrazio di avere accolto l’ordine del giorno che impegna il Governo a valutare l’opportunità di destinare una quota del 10 per cento di queste somme per le strutture situate nelle zone di montagna, che sono nelle situazioni più disagiate e sono le realtà imprenditoriali che lottano quotidianamente per riuscire a mantenere dei presidi, che non sono solo turistici, ma sono anche dei presidi veri di tutela del territorio montano e di tutela di tutte quelle realtà che danno un valore aggiunto sia al turismo sia ai territori.
Ecco, quindi, il nostro voto di astensione su questo provvedimento, proprio per le ultime parti che ho enunciato. Non c’è stato con questo decreto-legge – che è definito un «decreto turismo» – un vero impegno per il rilancio del settore turistico del Paese, che dovrebbe essere uno dei volani pregnanti dell’attività e del PIL del Paese, che essendo il Paese del sole dovrebbe attirare e dovrebbe lavorare molto, ma molto di più, sul settore turismo.
PRESIDENTE. Deve concludere.
ROBERTO SIMONETTI. Quindi, ringrazio il Presidente per avere ricordato che il mio tempo è finito e ribadisco…
PRESIDENTE. No, ha ancora 50 secondi. L’avviso era ad un minuto.
ROBERTO SIMONETTI. Va bene, comunque chiudo in anticipo per l’economia dei lavori.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Simonetti, le saranno grati sicuramente i colleghi.