ROBERTO SIMONETTI. Grazie Presidente. È vero che con la manovra di bilancio bisogna delineare una raffigurazione non solo numerica, ma anche strategica,di come lo Stato voglia intervenire all’interno della società, in tutte le sue sfaccettature, ed è chiaro che tutte le manovre economiche e di bilancio, che questa maggioranza negli ultimi quattro anni sta portando avanti, fanno di tutto tranne che dare lustro alle autonomie, tranne che dare nuova identità ai territori, ma l’esatto opposto. Si cerca sempre di accentrare all’interno dei ministeri, accentrare qui a Roma ogni tipo di competenza, ogni tipo di strategia e di visione. Infatti gli enti locali vengono sempre considerati come delle semplici emanazioni territoriali, in cui lo Stato, attraverso le prefetture, ha la possibilità con la sua longa manus, appunto, dell’organizzazione governativa territoriale di dover determinarne le scelte. Quindi non c’è più fiscalità locale, non c’è più iniziativa economica locale, non c’è più la possibilità di determinare, da parte dei sindaci, il proprio futuro economico tributario e quindi strategico. Le numerose iniziative vanno sempre nell’ottica di riuscire a dare una possibilità agli enti locali di uscire dai dissesti, dai disavanzi, cercare di migliorare le possibilità di riequilibri finanziari pluriennali, ma questo cosa significa ? Non significa che gli enti locali sono stati incapaci di gestire le loro risorse, significa che lo Stato gli ha tagliato i trasferimenti, significa che lo Stato li ha messi in condizione di non poter più soddisfare le reali esigenze dei loro cittadini, nel campo del sociale, nel campo culturale, nel campo dello sviluppo socio-economico, nel commercio, dell’artigianato, nel sostenere la piccola e media impresa. Quindi uno Stato accentratore che, anche attraverso la modifica costituzionale, fa sì che le regioni non contino più nulla, che le regioni non abbiano più competenze legislative, neanche concorrenti, significa che lo Stato diventa il dominus totale della politica organizzativa e previsionale dello Stato. Quindi, un federalismo al contrario, un federalismo che depaupera i territori e accentra tutto a Roma, tranne in un caso: l’unico caso di federalismo attuato da parte del Governo Renzi è quello di concedere il potere pieno ai presidenti di regione che sfondano i loro conti in quelle regioni in cui le amministrazioni hanno sfondato i loro conti pubblici della sanità; un premio al contrario, un premio per tutti coloro che sono stati in dissesto, tutti coloro che hanno bruciato o non hanno organizzato in maniera concreta, in maniera elegante, in maniera da buon padre di famiglia, i loro conti pubblici vengono premiati, mentre tutti gli altri vengono puniti. Tutte le regioni virtuose vengono punite, i comuni virtuosi non vengono considerati, i sindaci che non hanno fatto gli aumenti delle loro imposte negli anni in cui potevano farle, proprio per non gravare l’ennesima pressione fiscale, sempre più alta, dei loro concittadini, adesso, con le riduzioni dei trasferimenti, e non potendo aumentare le loro aliquote che sono a zero, rischiano il pre-dissesto, rischiano il disavanzo, e voi non volete aiutarle. Non avete voluto appoggiare l’emendamento della Lega Nord che andava in quel senso, non di aumentare la pressione fiscale (è chiaro che non si vuole aumentare la pressione fiscale); si vuole dare la possibilità a chi è stato virtuoso di non cadere appunto in situazioni di disavanzi finanziari. Così come sulle politiche sulla sicurezza: le politiche sulla sicurezza si fanno in due modi, in prevenzione e nell’aiuto nella organizzazione. È chiaro che sulla prevenzione voi non puntate, non puntate per due semplici motivi: i 390 milioni per il riordino delle carriere non ci sono, sono stati promessi; prima della stesura del testo e della bozza di testo della legge di bilancio c’erano tutti i sindacati in festa che si rallegravano delle dichiarazioni del Governo, che avrebbe risolto i problemi dei dipendenti dei corpi di polizia perché così era stato promesso loro. Era anche stata promessa loro la stabilizzazione degli 80 euro legati quindi non a una semplice annualità, ma legati anche quindi a un percorso previdenziale e a un percorso contributivo. Tutto questo non è avvenuto, tutto questo non c’è nella legge di stabilità, però abbiamo i soldi per l’accoglienza, i soldi per l’immigrazione, abbiamo soldi che servono per andare a prendere gli immigrati, che non sono che clandestini, non possono essere ritenuti che tali perché lo dicono le cifre del Viminale a valle delle verifiche delle relative commissioni territoriali, per quanto riguarda l’evasione delle richieste di asilo. Noi spendiamo i soldi malamente a livello umanitario perché importiamo povertà, piuttosto che risolvere la povertà là dove si crea. Tutti questi miliardi che voi volete comunque non far pagare, non riuscite a non far pagare all’Europa sarebbero dovuti essere spesi su quei territori in modo tale che si evitasse l’esodo economico per la ricerca di una vita migliore, che noi comunque non saremmo in grado di garantire neanche agli italiani. Non riusciamo a garantirla ai nostri concittadini, figurarsi se riusciamo a garantirla a tutte le persone provenienti dal continente africano. Per non dire poi quello che riguarda il sistema pensionistico: molti annunci, tanti titoli; lo capisco siamo in campagna elettorale – manca una settimana alla deadline di questo Governo – ed è chiaro che si cerca di mischiare le carte, che si cerca di usare i fuochi d’artificio. La « legge Fornero » è là intonsa: l’articolo 24 del decreto « Salva Italia » non è stato toccato; è la viva e vegeta malgrado tutti la vogliono cambiare, ma nessuno di voi la vuole veramente toccare. Noi abbiamo presentato emendamenti, voi usate il debito, più di 15 miliardi di debito talvolta anche per fare delle marchette elettorali – ce ne sono state un’infinità nell’ultima mezz’ora della Commissione, dopo ventiquattro ore continuate, venticinque ore continuate di lavoro e nell’ultima mezz’ora, nell’ultima ora sono apparse all’articolo 74 una serie infinita di marchette territoriali che non sarebbero neanche potute essere considerate ammissibili viste le caratteristiche della nuova legge di bilancio, eppure sono state fatte – ma la legge Fornero non viene toccata, il debito non viene toccato per modificare la « legge Fornero ». Non viene toccata e cosa proponete ? Proponente la flessibilità in uscita di tre anni, per coloro che raggiungono l’età di 63 anni e vent’anni di contributi. Cosa devono fare ? Devono andare in banca attraverso l’INPS e accendersi un mutuo ventennale, un mutuo ventennale, i cui costi non sono neanche noti, non sono noti perché dipenderanno da un accordo fra il Governo e la parte creditizia assicurativa. E noi abbiamo chiesto di mettere dei vincoli, di mettere un tetto massimo alle aliquote degli interessi, di mettere un tetto massimo al costo delle commissioni, al costo della gestione di questo mutuo di fatto ventennale. Niente, tutti respinti, lasciamo tutto al caso e lasciamo tutto alla semplice trattativa fra Governo e parti creditizie che, se non si risolverà a favore dei lavoratori, significherà che questi avranno altro che il 5 per cento di riduzione annua della loro rata pensionistica, si potrà arrivare al 6, al 7 per cento, che moltiplicato per tre, vuol dire il 21, il 22 per cento di riduzione per vent’anni del loro assegno pensionistico, assegno pensionistico che comunque viene creato attraverso l’attualizzazione del loro montante contributivo, montante contributivo che è questa la vera garanzia che l’INPS ha in pancia per poter mandare in pensione le persone. Quindi non capiamo perché lo Stato ha dovuto costituire un ulteriore fondo di garanzia di 70 milioni, che immagino sia stato richiesto dalle banche perché ritengono inaffidabile lo Stato. Questa è una partita veramente brutta. Quando il sistema economico considera la parte pubblica inaffidabile, significa che c’è qualcosa nello Stato che non funziona. E non funziona non solo per questa vostra pseudo riforma, ma perché non crea diritti soggettivi; cioè, le riforme pensionistiche sono tali se creano diritti soggettivi, nel senso che il lavoratore matura un diritto che può esercitare nel momento in cui lo desidera. Qui non si crea nessun tipo di diritto, né nell’ape sociale, né per i precoci, né tantomeno, ovviamente, per l’ape economico, che è talmente volontario perché te lo paghi. Cosa vuol dire che non c’è un diritto soggettivo ? Significa che avete messo dei plafond di uscita (300 milioni per l’ape sociale e 360 milioni per i precoci), e finirà come per gli esodati, finirà con la stessa casistica degli esodati: finiti i soldi, finita la festa, finché questi capitoli non verranno rimpinguati e questo significa che slitterà tutto di un anno, perché bisognerà aspettare la legge di stabilità dell’anno successivo e, visto che qui parliamo di una organizzazione delle possibilità di concretizzazione di questi testi legislativi in accordi fra Governo e banche, in decreti del Presidente del Consiglio e via discorrendo, immagino che fino a metà dell’anno prossimo nulla partirà, quindi ci saranno le prime domande che dovranno essere verificate e quindi nel 2017 io immagino che nessuno usufruirà di questa flessibilità, per arrivare quindi al 2018. Si faranno i conti, si capirà che effettivamente i soldi non sono sufficienti, si cercherà di ripristinare il fondo e saranno passati un anno e mezzo o due e quindi dei tre anni di anticipo già due li abbiamo persi per questa metodologia; quindi di fatto i sessantatreenni del 2017 andranno in pensione con la vecchia legge Fornero, senza nessun anticipo pensionistico e senza nessuna flessibilità. È per questo che noi la consideriamo una mera boutade elettorale, che non risolve i problemi. Abbiamo solo due certezze da questa pseudo riforma: la prima è che di esodati non se ne parlerà mai più, malgrado all’interno di questa ottava salvaguardia siano state dimenticate intere platee di lavoratori, ma cancellando il fondo esodati voi dite alla collettività: « guardate, chi c’è c’è in questa manovra e chi non c’è si aggiusterà, perché noi il fondo l’abbiamo cancellato » e l’altra certezza è che anche « opzione donna », la sperimentazione a cui migliaia di lavoratrici hanno dedicato attenzione, creata più di dieci anni fa dal Ministro Maroni – che aveva una scadenza al 31/12/2015 – è stata cancellata perché nei vostri emendamenti, nei vostri testi di legge voi non parlate di prosecuzione e non avete ovviamente allungato nessun periodo, avete solo dato alla lavoratrici ciò che era già nel loro diritto perché la legge parlava di una scadenza naturale, che era quella del 31/12/2015, non era quella di un anno prima legato alle finestre in uscita e non era neanche quella di tre mesi prima, legata all’aspettativa di vita. Queste sono interpretazioni vostre, fatte dai vostri uomini all’interno dell’INPS, fatta dai vostri Ministri, che non hanno vigilato sulle circolari dell’INPS e che hanno creato solo dei disagi alle lavoratrici che hanno dovuto attendere più di un anno, talvolta un anno e mezzo, per potere vedere soddisfatto il loro diritto. E questo non può essere sbandierato come una prosecuzione di « opzione donna »; questo è la cancellazione dell’opzione donna e della prosecuzione della sua sperimentazione ed è chiaro che c’è una visione particolare di ciò che sono i fondi che gestiscono gli enti previdenziali. Da una parte, le banche vengono aiutate attraverso tutte le operazioni che la Banca centrale europea fa attraverso quantitative easing. E poi queste banche cosa fanno di questi soldi ? Non mi sembra che l’accesso al credito sia aumentato, non mi sembra che le imprese abbiano la possibilità di usufruire di tutta questa liquidità che è in pancia alle banche, non mi sembra che le banche non aiutino lo Stato e non mi sembra invece che ci sia una visione tale per cui siano le banche ad aiutare i lavoratori, l’impresa e la società, ma è l’esatto contrario: sono i cittadini che devono aiutare le banche, è lo Stato che deve aiutare le banche, è il pubblico che deve aiutare le banche. Ci troviamo ancora in questa situazione anche all’interno di questo testo di bilancio, se è vero come è vero che le banche hanno nuovamente la possibilità di vedere un aiuto da parte dello Stato nella partecipazione, attraverso fondi dell’INPS, al Fondo di solidarietà per la riqualificazione del personale. Significa che, se le banche vogliono licenziare a seguito di ristrutturazione aziendale per loro incapacità gestionale, non pagano loro, paga lo Stato, mentre per le imprese normali paga l’impresa o, addirittura, paga il lavoratore, che sta a casa senza nessun tipo di sussidio. Invece, per le imprese cosa succede ? Le imprese si vedono quindi orfane di un aiuto creditizio da parte del settore bancario. Lo Stato non invoglia il settore creditizio a essere più magnanimo. No, dice alle imprese: andate a rivolgervi agli enti previdenziali, andate a rivolgervi all’INAIL, andate a rivolgervi agli enti previdenziali privati, andate a chiedere aiuto alle persone fisiche. Perché, attraverso una riduzione della pressione fiscale, con determinate aliquote di vantaggio per chi investe in società, lo Stato dà questa immagine, dà l’immagine che le banche non debbano più fare credito e che siano gli enti previdenziali e i privati che devono usare la loro liquidità per fare da volano all’economia. Questo, però, tutto senza garanzie, e quindi, se un ente previdenziale fa un investimento in una società, che può anche essere estera, e questa società quindi fallisce, a tutti i soldi delle azioni che avevano comprato, che sono soldi derivanti dai contributi versati dagli iscritti a quegli enti previdenziali, cosa succede ? Succede che interviene lo Stato con una garanzia o succede, invece, che non ci saranno più i soldi per le pensioni degli iscritti a quelle casse previdenziali ? Io immagino la seconda, caro Ministro, immagino la seconda, ed è per questo che dico che queste sono scelte scellerate, perché mettono in seria difficoltà il futuro dei lavoratori e il futuro pensionistico del nostro Paese. È chiaro che fra le grandi marchette ce ne sono di quelle che, ovviamente, sono gli evergreen. Gli evergreen LSU della Calabria non potevano mancare, ci sono anche quest’anno. Una cifra inferiore al solito, questo può essere un dato positivo, probabilmente si andrà all’azzeramento, ma gli evergreen ci sono anche quest’anno, così come ci sono le ferrovie di Matera, le associazioni combattentistiche, un milione alla pallacanestro. E dategliene un po’ di più ! Nella legge finanziaria date un milione al CONI per la pallacanestro: dategliene un po’ di più; in una legge finanziaria si parla di miliardi, un milioncino mi sembra anche poco. Ovviamente, gli studi filosofici a Napoli non potevano mancare, così come non poteva mancare il finanziamento della lingua italiana all’estero, perché, probabilmente, le quattro milioni di lettere che sono state utilizzate dal Presidente Renzi non hanno convinto, e quindi, probabilmente, gli altri 4 milioni di euro alle associazioni culturali per il rafforzamento della lingua italiana all’estero aiutano, aiuteranno un attimino di più per il voto sul quale punta per vincere il prossimo referendum. Quindi, una manovra che non dà risposte definitive, una manovra pasticciata, una manovra che si finanzia a debito, che non risolve le clausole di salvaguardia legate all’aumento dell’IVA e delle accise, che vengono costantemente riportate a nuovo e pagate con l’accensione di nuovo debito pubblico. Debito pubblico che, ovviamente, dovrà essere poi certificato dalla Commissione europea, perché, come già dichiarato all’inizio del dibattito e della presentazione di questi testi, l’Ufficio parlamentare di bilancio non lo certificava, non lo aveva certificato e non lo riteneva ovviamente congruo. Vedremo, ovviamente, a valle della pronuncia della Commissione europea, che cosa succederà all’interno del dibattito al Senato su questo testo e se i saldi rimarranno tali. Quindi, nessuna crescita, nessuna risposta ai lavoratori, nessuna risposta all’economia, nessuna riforma del sistema pensionistico, grandi titoli, grande pubblicità, grandi slide, ma zero contenuto