ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, è una manovra importante quella che ci apprestiamo a
dibattere e a votare, che segue altre manovre economiche importanti che partirono già nel 2008, con
il decreto n. 112, che, per la prima volta nella storia del Paese, iniziò ad attuare una
programmazione triennale dei conti pubblici, in modo tale da avere una salvaguardia dei conti e la
tenuta dei bilanci.
Prima l’onorevole Cambursano mi ha sostanzialmente detto che io non avevo una memoria lunga
per ricordare gli anni intorno ai Quaranta e Cinquanta, quando l’Italia usciva da una situazione
economica difficile. Io non sono così vecchio, ma non sono neanche così giovane da non ricordare
il periodo della «Milano da bere», delle finanziarie del «finché la barca va», quel suk delle giornate
precapodanno in cui i deputati facevano l’assalto alla diligenza, governati da nomi e cognomi che ha
fatto bene la Padania a ricordare ieri, in modo tale che sia evidenziato chi ha creato il debito
pubblico, che è il grande ostacolo per lo sviluppo del nostro Paese.
Partimmo col 45,7 di rapporto debito-PIL negli anni Settanta, siamo arrivati al 120 per cento nel
1996 con il Governo Prodi, però ricordo tutti gli altri Governi: i Governi Andreotti, i Governi
Forlani degli anni Ottanta in cui sia arrivò già al 60 per cento, poi il Governo Craxi del 1986 in cui
arrivammo all’84 per cento, poi il Governo De Mita del 1988 col 90 per cento, poi il Governo
Amato-Ciampi del 1993 col 115 per cento, fino ad arrivare al Governo Dini col 121 per cento ed al
Governo Prodi del 1996 prima ricordato. Poi il rapporto iniziò a scendere, per poi risalire negli
ultimi anni. Tuttavia ricordiamoci che nel 2001 vi sono stati gli attentati alle torri gemelle e tutto
quello che ne conseguì da un punto di vista economico, e ricordiamo anche la crisi economica
derivante dal crack americano che a tutt’oggi noi stiamo pagando. Ricordiamoci pure che l’America
in questi giorni parla addirittura di default. Lo stesso Presidente degli Stati Uniti Obama chiede
l’intervento della minoranza e noi stiamo qui a fare le politiche del «benaltrismo», ci vorrebbe ben
altro! Mentre l’America rischia addirittura il default, ho sentito prima l’onorevole Cambursano
parlare di «benaltrismo» senza indicare una cifra, senza indicare una posta, senza indicare un
numero alternativo a quelli che questa maggioranza porta in dibattito oggi.
RENATO CAMBURSANO. Leggi gli emendamenti!
ROBERTO SIMONETTI. Gli emendamenti li vediamo poi nel dettaglio. Tutte le manovre, lo
ricordo a tutti, sono state accolte favorevolmente dalla Commissione europea, e, con il decreto n. 78
e la manovra legata al semestre europeo, che abbiamo votato 15 giorni fa, abbiamo avviato il
risanamento dei conti fino al 2012. Ora la Commissione ci ha chiesto di varare subito una manovra
per ottenere il pareggio nel 2014, che questa manovra raggiunge, anzi, addirittura vi è un saldo
positivo nel conteggio finale.
In sintesi, la manovra netta è a carico delle amministrazioni centrali per oltre il 66 per cento, delle
amministrazioni locali per il 20 per cento, e per il resto è a carico della previdenza. Con riferimento
ai macronumeri, le entrate maggiori sono pari a circa 52 miliardi di euro e le minori spese sono pari
a 42 miliardi di euro. Pertanto, questa è una situazione decisamente di difficoltà, che è stata aiutata
dalla giusta pressione del Presidente della Repubblica, che il Parlamento ha accolto.
Tuttavia, vedo che il Paese, ma soprattutto i media, che fanno da cassa di risonanza delle iniziative
parlamentari, non seguono questa linea, anzi, aizzano la piazza scrivendo titoli che, a mio avviso,
sono vergognosi e non rispettano la realtà. Infatti, il Giornale – che pare essere un giornale di
maggioranza – scrive: «La casta si aumenta la paga», nel giorno in cui questo non avviene, nel
giorno in cui si chiede coesione nazionale per affrontare una situazione economica mondiale.
Quindi, i giornali – che, purtroppo, non vengono stampati su rotolo, altrimenti potrebbero essere
utilizzati per fare qualcos’altro – scrivono questi testi.
La Stampa scrive che la manovra ha colpito le famiglie. Ma ciò se non si farà la riforma fiscale nel
2013, perché è prevista una riduzione del 5 per cento nel 2013 e, a seguire, del 20 per cento sulle
agevolazioni fiscali; ma non subito, perché vi è la clausola di salvaguardia. È ovvio, che se la
minoranza spera di andare a governare nel breve periodo avrà la facoltà di realizzare questa
manovra e di non attuare, quindi, tale clausola di salvaguardia, che viene posta solo per riuscire ad
arrivare ai saldi che prima ho ricordato.
Le riduzioni previste per i Ministeri arrivano a 10 miliardi di euro, quelle per il comparto sanitario a
7 miliardi di euro e quelle per la previdenza a 3 miliardi di euro.
Le entrate principali di tutta la manovra ruotano attorno all’imposta di bollo sul deposito titoli e sul
coefficiente di ammortamento, sull’IRAP per le banche e per le imprese di assicurazione, sui giochi
e sulle tasse automobilistiche.
Tuttavia, se andiamo a discernere all’interno di tutte queste misure, vediamo che si vanno a colpire i
più ricchi, non i più poveri. Infatti, quando si parla di imposta di bollo, la Lega ha voluto, e
ottenuto, che venissero operati dei prelievi d’imposta sui depositi di titoli superiori ai 50 mila euro;
con riferimento all’IRAP per le banche e per le assicurazioni, da sempre, in Parlamento si discute di
andare a colpire questi settori; per quanto concerne la tassa automobilistica, io non ho
un’autovettura con 225 kilowatt, quindi, non mi preoccupo per i 10 euro aggiuntivi. In questa sede,
non tutti possono permettersi addirittura queste auto, che, invece, altri hanno, e, probabilmente,
sono coloro che scrivono i citati titoli e giornali.
Le misure contenute si suddividono in quattro categorie: il contenimento della spesa pubblica, le
maggiori entrate – come ho già ricordato -, il sostegno allo sviluppo e le riduzioni dei costi della
politica. Ovviamente, vi stata una variazione fra il decreto emanato dal Governo e quanto oggi
dibattiamo, che è il risultato degli emendamenti apportati in Senato.
È previsto un aumento dei saldi, per l’anno 2011, da 5,3 milioni a 2 miliardi di euro; per il 2012, da
151 milioni a 5,5 miliardi di euro; per il 2013, da 18 miliardi a 24 miliardi di euro; per il 2014, da
25 miliardi a 47 miliardi di euro.
Altri punti salienti sono gli introiti derivanti dalle pensioni d’oro. La Lega, infatti, non può andare a
toccare le pensioni delle fasce più deboli, bensì le pensioni d’oro sopra i 90 mila euro. È giusto che
sia previsto un contributo di solidarietà del 5 per cento per le pensioni comprese tra 90 mila e 150
mila euro, che salirà al 10 per cento sopra quelle determinate cifre.
Per quanto riguarda lo sviluppo, vi è il «forfettone» giovani, che viene esteso fino a 35 anni. Quindi,
un «forfettone» al 5 per cento di tassazione che, come ho detto, viene esteso dai 20 ai 35 anni,
rappresenta una politica di sviluppo del nostro Paese.
Con riferimento alle dismissioni statali, sono in arrivo programmi di dismissione delle quote di
partecipazione azionarie dello Stato, tuttavia, è necessario fare un ragionamento sulle
privatizzazioni, che prima era stato evidenziato. Infatti, è giusto vendere i cosiddetti gioielli di
famiglia per, poi, impiegare i proventi per liquidare essenzialmente spese correnti utilizzate per
coprire le inefficienze dello Stato?
Prima occorre riformare lo Stato, creare una struttura burocratica meno onerosa, in modo tale da
poter riutilizzare questi introiti per lo sviluppo e non per pagare i buchi derivanti da uno Stato
troppo centrale, non ancora concretizzato in un federalismo istituzionale, ma semplicemente in
quello fiscale che si sta concretizzando pian pianino.
Pertanto, fintanto che non vi è una struttura più snella, meno onerosa e più efficiente, diventa un
problema incamerare nuove entrate derivanti dalle vendite dei beni di famiglia, quando poi vengono
sperperati nella copertura essenziale dei buchi.
Per quanto riguarda le pensioni, ho ricordato che, tra l’altro, la parificazione del lavoro privato a
quello pubblico avverrà «negli anni del mai», ossia nel 2030: si tratta, dunque, di un periodo e di
una scalinata molto lunghi, con gradini che hanno alzate veramente piccole per ottenere tale
parificazione.
Delle agevolazioni fiscali ho già parlato. Se ne fanno i titoli, ma se ne parlerà nel 2013, se la delega
non verrà redatta entro il 30 settembre 2013, ossia tra più di due anni. Stiamo già criticando azioni
che dovranno verificarsi tra due anni, figurarsi qual è la serietà di questa critica.
Poi abbiamo i ticket sanitari. È anche bello essere coerenti ed essere sinceri: abbiamo fasce di
popolazione – che io chiamerei «furbetti» – che vanno a fare le visite al pronto soccorso. Poi
diciamo che esplode la spesa sanitaria e ci lamentiamo che non reggono più i conti delle regioni! È
bene che chi, con un codice bianco, va a farsi visitare dove non dovrebbe andare, ossia al pronto
soccorso, aumentando così di 400 milioni di euro la spesa sanitaria nazionale, contribuisca per la
sua negligenza a non recarsi dal medico di famiglia.
Un’altra importante azione voluta dalla Lega Nord è la modifica degli ammortamenti per far sì che
l’intervento privato per le grandi infrastrutture della Padania non venisse ad essere inficiato. Quindi,
da questo punto di vista, è una nostra grande vittoria.
Allo stesso modo, una grande vittoria partita da Pontida è quella delle politiche economiche legate
agli enti locali: abbiamo alleggerito il Patto di stabilità per gli enti virtuosi attraverso una casistica
di più variabili, che va a definire, per la prima volta, la partecipazione al fabbisogno e
indebitamento dello Stato, da parte degli enti locali, in funzione della propria virtuosità. In questo
modo, chi è più bravo, meno contribuisce al Patto di stabilità e, quindi, ha più risorse proprie da
poter destinare al suo territorio, rispetto a chi utilizza l’incarico pubblico per creare assistenzialismo
o politiche elettorali a lui vicine, creando però un disagio economico a tutti gli altri enti.
Inoltre, dall’anno 2012, gli obiettivi del Patto del decreto-legge n. 78 del 2010 si applicano già per le
province; nel 2013 e nel 2014 sono stati eliminati gli ulteriori tagli previsti dal decreto emanato dal
Governo, per due milioni e mezzo per gli enti locali.
Concludo sottolineando la valenza strategica dei numeri di questa manovra e ricordando una
riflessione – che ieri il presidente Giorgetti ha portato in Commissione bilancio – sul valore della
politica, che, ormai, è diventato inferiore al valore delle lobby economiche e del mercato
internazionale, i quali comandano sugli Stati sovrani e determinano le politiche di bilancio degli
Stati e le politiche di sviluppo dei territori.
Tutto questo nacque attraverso la globalizzazione, che partì dall’epoca in cui Clinton era Presidente
degli Stati Uniti e ci faceva credere che, attraverso la cosiddetta new economy, tutti coloro che
partecipavano al mercato finanziario virtuale, avrebbero vinto. Ovviamente, se qualcuno vince,
qualcun altro deve perdere e sostanzialmente chi ha perso, nella new economy e nella
globalizzazione, sono i territori e i popoli.
Ecco perché una struttura che dà più valore ai territori attraverso il federalismo e
l’autodeterminazione dei popoli, non può che essere il vero toccasana di controbilanciamento della
globalizzazione imperante (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania – Congratulazioni