ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghi, alla luce del
deteriorarsi del quadro macroeconomico e in conformità con gli indirizzi emersi in sede
comunitaria, il decreto-legge in esame, da considerarsi come «collegato» alla manovra finanziaria
pubblica, introduce un insieme di misure in materia di famiglia, occupazione, infrastrutture e
contrasto all’evasione fiscale.
Voglio ricordare all’Aula che questo provvedimento non è il primo che il Governo adotta per tentare
di arginare la crisi che ha colpito non solo l’Italia, ma tutto il mondo. Già dopo poche settimane dal
voto, infatti, l’Esecutivo e questa maggioranza hanno emanato il decreto-legge n. 93 del 2008 con il
quale si è abolita l’ICI sulla prima casa, si è introdotta la possibilità di rinegoziare i mutui a tasso
variabile ed è stata alleggerita la pressione fiscale sui redditi da lavoro derivanti da prestazioni
straordinarie o legate ad incrementi di produttività.
Dopo un mese dalle elezioni, quindi il 25 giugno, si è emanato il decreto-legge n. 112 del 2008 con
il quale il Governo ha introdotto molte semplificazioni in tema di adempimenti burocratici, ha
stabilito che gli studi di settore devono essere pubblicati entro il 30 settembre dell’anno in cui
entrano in vigore ed ha istituito il fondo speciale per il soddisfacimento dei bisogni dei cittadini
meno abbienti. A ottobre è stato emanato il decreto-legge n. 155 del 2008 che precostituisce le
condizioni per adottare misure straordinarie a sostegno del sistema bancario e soprattutto per la
tutela del risparmio.
Tornando al provvedimento in esame è chiaro che questo è teso a sostenere l’incremento del potere
di acquisto attraverso misure straordinarie a favore delle famiglie, dei lavoratori, dei pensionati e
dei non autosufficienti, nonché a garantire l’accollo da parte dello Stato degli eventuali importi di
mutui bancari stipulati a tasso variabile ed eccedenti il saggio della BCE.
Il provvedimento promuove lo sviluppo economico e la competitività del Paese mediante
l’introduzione di misure di carattere fiscale e finanziario in grado di sostenere il rilancio produttivo e
il finanziamento del sistema economico, parallelamente alla riduzione dei costi amministrativi
eccessivi a carico delle imprese.
Si riassegnano le risorse del quadro strategico nazionale per apprendimento ed occupazione, nonché
per interventi infrastrutturali, anche di messa in sicurezza delle scuole, provvedendo nel contempo
all’introduzione di disposizioni straordinarie e temporanee per la velocizzazione delle relative
procedure.
Si vuole ricordare come l’intervento di sostegno all’economia perseguito dal provvedimento rechi
anche effetti migliorativi sui saldi di finanza pubblica, sia con riferimento al saldo netto da
finanziare, che in termini di indebitamento netto e di fabbisogno. L’effetto anticongiunturale
affidato al decreto-legge è pertanto ascrivibile agli interventi di riallocazione e rimodulazione delle
risorse, volti a conseguire effetti di sostegno e di impulso all’economia attraverso l’individuazione di
specifiche misure e dei corrispondenti mezzi di copertura. Il reperimento delle risorse per la
copertura dello stesso si basa su parte delle maggiori entrate e delle minori spese derivanti dal
decreto-legge medesimo. Pertanto, si può affermare che è un decreto-legge anticrisi autosufficiente
economicamente.
Per le maggiori entrate, ricordo fra gli interventi di maggior rilievo: il riallineamento e la
rivalutazione volontaria dei valori contabili e la rivalutazione degli immobili delle imprese; il
potenziamento dell’attività di accertamento mediante l’istituto dell’invito al contraddittorio; il
rafforzamento degli strumenti per la tutela dei crediti tributari; il tutoraggio delle imprese di grandi
dimensioni; il recupero dei crediti tributari inesistenti utilizzati talvolta in compensazione;
l’escussione delle garanzie prestate a favore delle pubbliche amministrazioni; il rafforzamento dei
controlli di carattere tributario sui circoli privati (talvolta di certa determinata estrazione politica che
fanno estremamente concorrenza a locali ed esercizi commerciali privati); l’aumento dell’IVA sui
servizi televisivi e l’imposizione sul materiale pornografico; il potenziamento dell’attività di
riscossione per soggetti che hanno aderito a procedure di definizione agevolata delle imposte. Il
decreto-legge in esame prevede, quindi, il bonus straordinario per famiglie, lavoratori e pensionati a
basso reddito che la Lega Nord Padania voleva destinare esclusivamente ai cittadini italiani:
purtroppo, tale proposta non ha ottenuto l’accoglimento della restante parte della maggioranza, ma
sarà premura della Lega Nord Padania riproporre in Aula tale emendamento.
Si segnalano, inoltre, i seguenti interventi: contributi statali a favore dei mutui per la prima casa, nel
senso che lo Stato si accolla l’eccedenza del tasso di interesse rispetto al 4 per cento; l’integrazione
del Fondo per l’occupazione; il finanziamento degli investimenti del gruppo Ferrovie dello Stato e i
contratti di servizio con Trenitalia; il rifinanziamento della legge obiettivo per le infrastrutture
strategiche; la sospensione temporanea dei sovrapprezzi per i pedaggi autostradali; le agevolazioni
tariffarie per utenze gas a favore di soggetti economicamente svantaggiati; la deducibilità della
quota IRAP relativa al costo del lavoro e degli interessi delle imposte sui redditi; il pagamento
dell’IVA al momento dell’effettiva riscossione del corrispettivo (che, attraverso anche emendamenti
della Lega Nord Padania, è stato portato a regime e non solo in via sperimentale per i prossimi tre
anni); la detassazione del trattamento economico accessorio di produttività per il personale del
comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico; proroga per il 2009 delle misure di detassazione in
materia di contratti di produttività.
Tutto questo elenco di fatto riassume una iniziativa che comprende sia le famiglie, sia l’impresa, sia
i soggetti di produzione, sia l’imprenditorialità. Quindi, tutto il sistema (partendo dal nucleo
fondante della società, che è la famiglia, fino all’emanazione economica, ovvero l’impresa e
l’imprenditorialità) è oggetto, quindi, di questo decreto-legge e della natura stessa degli interventi
che dispone per riuscire a incentivare l’economia, affinché si possa uscire con vigore da questa
situazione di stallo in cui la crisi ci ha introdotti.
Al testo originario comunque la Lega Nord Padania ha presentato un «pacchetto» di emendamenti,
con l’obiettivo di venire ulteriormente incontro alle esigenze dei cittadini e delle imprese messi in
difficoltà dalla grave crisi economica e finanziaria e, soprattutto – e stranamente tocca alla Lega
Nord Padania farlo -, con l’obiettivo di tutelare la cittadinanza italiana, favorire gli interventi nel
settore del risparmio energetico e tutelare gli enti locali. Nello specifico, si trattava di rimodulare il
bonus straordinario in modo che fossero favoriti esclusivamente i nuclei familiari con figli. La
demografia è un elemento di forza: senza figli il Paese declina.
Ma la platea dei beneficiari – come ho già ricordato prima – doveva essere costituita soltanto da
residenti di cittadinanza italiana, come peraltro è già avvenuto con la social card prevista dal
decreto-legge n. 112 del 2008. Abbiamo chiesto che i benefici per i sottoscrittori di mutui fossero
estesi anche a chi ne avesse stipulato uno a tasso fisso, nonché per coloro che hanno redditi da
impresa, commercianti e piccoli imprenditori ed anche titolari di partita IVA in difficoltà.
Altre nostre proposte riguardavano: l’aumento di tasse per chi in televisione predice il futuro o i
numeri del lotto – proposta che, tra l’altro, è stata accolta – in modo da tutelare i consumatori, la
riduzione dell’IRAP, le agevolazioni per il credito alle imprese. Abbiamo anche proposto la
riformulazione della sanzione per la mancata emissione dello scontrino fiscale, la cosiddetta «gogna
fiscale», che soprattutto in questo grave momento di crisi non può tradursi nella chiusura, benché
temporanea, dell’esercizio commerciale, ma dovrebbe invece consistere in una semplice ammenda
amministrativa. Peccato che anche questa proposta non sia stata accolta.
Capiamo che il periodo di crisi impone una stretta al sistema tributario, però sarà ineludibile
nell’immediato futuro, pena la chiusura di molteplici aziende soprattutto padane, prevedere che le
limitazioni alla deducibilità degli interessi passivi e degli oneri assimilati non si applichino alle
piccole e medie imprese. Siamo soddisfatti per l’accoglimento del cosiddetto «emendamento
Caparini» con il quale le risorse destinate per l’anno 2009 ai trattamenti di cassa integrazione
guadagni straordinaria, di mobilità e di disoccupazione vengono trasferite in parte direttamente alle
regioni e alle province affinché queste ultime abbiano la possibilità di svolgere il loro precipuo
compito di coordinamento territoriale nelle tematiche del lavoro. Non vorremmo che con il Fondo
unico si determinasse un impoverimento di destinazione per le province padane in cui veramente c’è
la necessità di cassa integrazione e di aiuto all’occupazione.
Abbiamo anche proposto uno scudo per mettere al riparo le aziende nazionali (proprio noi della
Lega!) dalla possibilità di essere scalate da soggetti stranieri nei settori considerati strategici, quali
la difesa, i trasporti pubblici, le telecomunicazioni, le fonti energetiche e i servizi pubblici. Per
esempio non va bene che soggetti produttori di energia possono inserirsi nei soggetti distributori nel
campo energetico, cosa che era sulle prime pagine di tutti i giornali non più di un mese fa.
Per quanto riguarda l’attività della Commissione non si può che essere soddisfatti per
l’emendamento presentato dalla Lega, poi riformulato dai relatori, con il quale viene dato il via
libera alla liberalizzazione degli slot nel trasporto aereo: ora Malpensa è salva, a prescindere
dall’esito della vicenda CAI-Alitalia. Il testo prevede che si definiscano accordi bilaterali nel settore
del trasporto aereo nonché per la modifica di quelli vigenti, al fine di ampliare il numero dei vettori
ammessi ad operare sulle rotte nazionali, internazionali ed intercontinentali, ovvero ad ampliare il
numero delle frequenze su cui è consentito operare a ciascuna parte, dando priorità ai vettori che si
impegnino a mantenere i livelli occupazionali esistenti. Quindi, grazie alla nostra testardaggine e
alla nostra proposta politica, grazie alla Lega gli interessi del nord sono salvaguardati.
RENATO CAMBURSANO. Oh, finalmente!
ROBERTO SIMONETTI. Ricordo che d’ora in poi nessun onorario è dovuto ai notai per le pratiche
sulla portabilità dei mutui, ma solo il rimborso delle spese. Con una proposta emendativa a firma
del collega D’Amico proponevamo la stessa previsione per l’erogazione dei mutui per la prima casa:
non è stato accettato, ma si tratta di una proposta che verrà comunque reiterata in futuro.
Basta adeguamenti automatici per le tariffe nei settori dell’energia e del gas. Sono delle migliorie
apportate al testo iniziale. Basta anche con le clausole sul massimo scoperto se il saldo del cliente
risulti in rosso per meno di 30 giorni: è bene che il credito aiuti le imprese e non che le imprese
debbano sempre «ingrassare» il sistema creditizio.
Il Governo ha modificato l’articolo 29 ripristinando la detrazione IRPEF del 55 per cento sugli
interventi di riqualificazione energetica degli edifici, così come era stato richiesto sia dal sistema
produttivo e dai contribuenti sia attraverso numerosi emendamenti, compresi anche i nostri. È bene
anche che per l’avvio delle grandi opere sarà sufficiente il via libera della conferenza dei servizi: in
tal modo si riuscirà a partire una volta per tutte – in questo Paese di ambientalisti spinti – con tutte
quelle opere che devono fare da cornice e da traino allo sviluppo infrastrutturale ed economico
dell’intero Paese, soprattutto in Padania dove c’è veramente bisogno, in particolar modo nelle zone
in cui il mio collega Volpi vive.
Dicevo che sarà sufficiente il via libera della conferenza di servizi; difatti, l’approvazione dei
progetti, nei casi in cui la decisione sia adottata dalla conferenza dei servizi, sostituirà d’emblée, ad
ogni effetto, gli atti di intesa, i pareri, le concessioni, anche edilizie, le autorizzazioni, le
approvazioni e i nulla osta previsti da leggi statali e regionali.
Una misura che non è piaciuta alla Lega è che, di quel 2 per cento sugli importi dei lavori degli enti
locali, vada a questi ultimi solo lo 0,5 per le progettazioni interne e l’1,5 per cento torni allo Stato.
Pensiamo che si verificherà lo svuotamento delle competenze interne degli enti e l’innalzamento
delle spese progettuali per incarichi esterni.
Concludo, signor Presidente, su tre argomenti per noi importanti, sia per la loro efficacia sia per il
loro valore politico, soprattutto in questi giorni: la revisione degli studi di settore, la fideiussione
bancaria per gli stranieri che vogliono aprire la partita IVA e la tassa governativa sui permessi di
soggiorno.
Per gli studi di settore avevamo previsto numerose nuove riformulazioni. Il testo prevede, in via
abbastanza generale, una riformulazione e registrazione degli studi; volevamo, però, entrare più nel
merito e avevamo proposto: il «forfettone», in modo tale che chi vi aderisse, per esempio il
commerciante, non avrebbe neanche più dovuto emettere gli scontrini; la revisione al ribasso per i
settori in crisi; la sterilizzazione per l’anno 2008 e soprattutto il fatto che lo sforamento degli stessi
non fosse motivo di accertamento.
Bene, dicevo; anzi, un po’ male, perché non è stato accettato nulla. La Lega Nord, quindi,
provvederà, attraverso i suoi parlamentari, a redigere una nuova proposta da portare in Aula
autonomamente, per far fronte definitivamente a tale questione.
Sarebbe opportuno, però, che il Governo si spendesse per far adempiere la circolare n. 5
dell’Agenzia delle entrate del 23 gennaio 2008 sugli studi di settore, con la quale si chiariscono tre
punti essenziali: i ricavi degli indicatori di normalità economica costituiscono solo presunzione
semplice; chi sfora i limiti non è soggetto ad accertamento automatico; in caso di accertamento,
spetta all’Agenzia motivare e fornire elementi di prova, non il contrario. La norma, molte volte
inapplicata, stabilisce l’esatto opposto di quanto avviene, purtroppo, nella realtà.
Della fideiussione sulle nuove partite IVA, proposta dal collega Bitonci, molto si è parlato anche
nei titoli di apertura dei media nazionali, dando una visibilità inattesa ad una semplice proposta di
buonsenso; pertanto, la Lega può anche ringraziare per la pubblicità gratuita che ha ricevuto.
Tra l’altro, tale misura è già prevista in parte nella cosiddetta legge «Visco-Bersani», di certo non di
centrodestra e nemmeno della Lega, cioè la legge n. 248 del 2006, che prevede che, con
provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate, sono individuate tipologie di contribuenti
per i quali l’attribuzione del numero di partita IVA sia rilasciata a fronte di polizza fideiussoria o
fideiussione bancaria per la durata di tre anni dalla data del rilascio e per un importo rapportato al
volume di affari presunto, comunque non inferiore a 50 mila euro.
Ricordo all’Aula che ho letto testualmente l’articolo 33, comma 18 della legge n. 248 del 2006. È
chiaro che questa parte del comma che ho letto faceva riferimento ad una determinata tipologia di
partite IVA. Volevamo, sostanzialmente, garantire le casse erariali da taluni stranieri che sono
avvezzi, molte volte, ad aprire e chiudere partite IVA al solo scopo di non pagare tributi, contributi,
imposte e tasse, in modo tale che questi desistano da tale comportamento illegale e disonesto,
soprattutto nei confronti dei cittadini italiani che pagano le tasse, e debbano quindi versare a
garanzia un importo 10 mila euro, in modo tale da evitare che, nell’arco di un anno, il solito
straniero apra la partita IVA, la chiuda, torni nel suo Paese e «passata la festa, gabbato lo santo».
Solo chi non vuole vedere questo problema ci accusa di discriminazione; chi, invece, deve lavorare
sul territorio in nome dello Stato per il recupero dei crediti – basta andare negli uffici provinciali
della guardia di finanza e dell’Agenzia delle entrate – sa benissimo quale sia la bontà della nostra
proposta.
Concludo sulla tassa governativa di 50 euro legata ai permessi di soggiorno, proposta dal collega
D’Amico. Al riguardo, ricordo diverse cose. In molti Paesi stranieri questa tassa già esiste e costa
molto di più di 50 euro: in Francia 275 euro, in Olanda 433 euro, nel Regno Unito 200 euro.
Ricordo che ci sono Paesi, ai cui cittadini rilasciamo il permesso di soggiorno, nei quali l’italiano
che va a richiederlo deve pagare: Nigeria, Cina, India, Brasile e Messico. Ciò significa, quindi, che
gli italiani, soprattutto i padani, pagano sempre per gli altri; tanto c’è il padano che paga per tutti!
Al Senato un analogo emendamento è già stato approvato, e fa parte del testo di un disegno di legge
sulla sicurezza che sarà sottoposto all’esame dell’Aula questa settimana. Ricordo, tra l’altro, che il
rilascio del passaporto ad un cittadino italiano costa 84,95 euro per tutti i Paesi, e 44,66 se si fa un
passaporto per i Paesi comunitari; il rinnovo per tutti i Paesi costa ulteriori 40,29 euro l’anno: è
bene, quindi, che anche gli stranieri contribuiscano ai costi burocratici che loro stessi impongono
alla nostra società.
Concludo affermando che il Governo sapeva, benché su tutti i media nazionali si è detto che non
sapesse; era al corrente dell’iniziativa, tanto che era stato approvato un ordine del giorno, il n.
9/1386/91, nella seduta di mercoledì 23 luglio 2008 (la seduta è la numero 41), presentato sempre
dall’onorevole D’Amico, con il quale il Governo (leggo il testo dell’impegno) si impegnava «ad
adottare le opportune iniziative normative volte a istituire una tassa di concessione governativa di
50 euro annui sul rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno dei cittadini stranieri». Questo atto
di indirizzo è stato accettato, come dicevo, il 23 luglio 2008 dal Governo. La Lega non è razzista,
non vuole discriminare nessuno, ma vuole solo che prevalga il buon senso (Applausi dei deputati
del gruppo Lega Nord Padania).