Innanzi tutto un ringraziamento. Ai militanti, a Riccardo Molinari, a Michele Mosca per questo incarico che è un onore poter ricoprire. Un ringraziamento ai militanti, inoltre, per la dimostrazione di saggezza, maturità, serietà che questa unità porta con sé.
Un partito unito è più forte sia al suo interno ed anche all’estero. Dà alla gente quel senso concreto di responsabilità che la società richiede a chi governa.
Io sono per costruire, o per lo meno, mantenere, visto che la Lega è il più vecchio e meglio organizzato partito dal dopo guerra a oggi, costruire dicevo un partito “pesante” intriso di organizzazione, dibattito interno, militanza vera, fisica, fatta di presenza, non virtuale o squisitamente appoggiata ai social media. Un partito orgoglioso della propria memoria, lucido nella prospettiva e determinato nell’azione.
Azione che non può prescindere dalla realtà, dai mutamenti costanti della società, sia vicina che lontana, con cui siamo costretti a confrontarci. Cambiamenti profondi che hanno portato a cambiare anche noi.
Società che sempre più si sta allontanando dalla politica, dai partiti e che cerca altrove i propri riferimenti, soprattutto dopo le prove di sopravvivenza che ha dovuto superare a causa dell’emergenza sanitaria che ha portato crisi economica – lock down, ed ora della guerra, hanno cambiato il paradigma di riferimento a cui indirizzare le sue scelte, le sue priorità. E il metro di valutazione a cui affidare il proprio futuro. Perché votare qualcuno significa affidargli il proprio futuro.
E le esigenze della società ora sono lavoro ed economia, welfare e assistenza, mobilità e infrastrutture.
Su questi temi dobbiamo essere sempre più presenti (e lo siamo visto che abbiamo i pertinenti ministeri). Ben venga quindi l’amplob istituzionale che ora la Lega sta perseguendo rispetto al talvolta utile ma no sufficiente movimentismo – perché la forma è sostanza: non basta essere saggi, preparati, responsabili. Bisogna pure apparire tali per poter essere considerati meritevoli di sostegno politico ed elettorale da parte degli elettori.
Dobbiamo combattere contro la disinformazione quotidiana, ed il web è oramai una sentina a cielo aperto di scemenze, che noi possiamo combattere solo con un’arma: la competenza, la serietà, la responsabilità. Noi classe dirigente del partito dobbiamo nutrire le menti e non le bocche per spettegolare. Ecco perché scuole quadri interne, approfondimenti tematici , riunioni programmatiche dovranno essere i temi principali della vita interna delle nostre sezioni.
Ed è un bene per il nostro partito poter svolgere i congressi che sono vitalità democratica interna, che porta al dibattito ed alla crescita comune, all’interrogarsi interiormente per poter dare risposte chiare ed efficaci all’esterno.
Un ragionamento sul “chi siamo” lo trovo interessante e da affrontarsi in dibattito ai congressi. Ho parlato di cambiamenti della società che hanno portato anche un nostro cambiamento. Imprescindibile. Doveroso. Ma che ora deve essere completato.
Abbiamo modificato l’essenza del nostro partito da un ideale a uno scopo. Da Lega Nord Padania a Lega Salvini Premier. Quindi prima il fine era un ideale ( la Padania). Ora è uno scopo (essere Premier, il governare.)
Giusto. I temi son cambiati, la moneta unica e il semestre europeo ci consegnano una prospettiva più ampia di quella dei confini interni e pertanto la realizzazione di un partito nazionale non poteva non essere perseguita e realizzata. Però se il fine è governare dobbiamo dimostrarci tali per riscuotere consenso elettorale e soprattutto dobbiamo essere chiari sul come governare… governare per chi? Per che cosa?
E qui entriamo nel dibattito da fare assieme sul chi siamo e sul cosa vogliamo.
Bene quindi il ritorno all’autonomia, nostro Valore ideale principale, bene essere sempre il partito del territorio, che affonda le proprie radici nella cultura del lavoro, dell’impresa, delle realtà produttive, dei dialetti, delle culture locali. Bene, quindi, ad un partito che è sì nazionale, che vuole dare risposte a tutti, ma che pensa sempre in padano per la raccolta di un consenso strutturato e non volitivo, prettamente elettorale. Meno situazionismo, semplice movimentismo, e più riflessione struttura. Più strategia rispetto alla tattica.
Una riscoperta orgogliosa di noi stessi, e soprattutto NO alla partecipazione ad un partito unico di destra. Perché fra le tante cose che NON siamo, certamente l’essere squisitamente di destra non ci appartiene storicamente. E con piacere ho letto gli auguri di Natale di Riccardo che riportavano un’intesa frase che certamente non fu espressa da un uomo di destra. Bene così.
Mi fa male quando leggo che in Europa ci abbiano catalogati più a desta della Meloni. Perché questo è un errore storico e politico in cui siamo finiti dentro. E credo sia un bene uscire da questo equivoco.
Di più. A mio avviso nel pantheon dei valori a cui noi dobbiamo ancorarci (autonomia, lavoro, territori) io non metto come valore a prescindere l’unità del centro destra, soprattutto a livello locale. La coalizione di centro destra è il mezzo per governare con alleati con cui si hanno visioni simili, ma non un valore a sé stante.
Dobbiamo anche confrontarci con un altro problema. Molto più silenzioso ma molto più pericoloso. Sui territori le strutture civiche sono sempre più rappresentative, non tanto per la qualità della loro offerta ma per il rigetto da parte dell’elettorato delle proposte prettamente partitico/politiche. A Biella tra l’altro c’è una componente civica organizzata che alle scorse elezioni siamo riusciti a sbaragliare perché avevano il vento fortissimo di Salvini e noi territorialmente Lega rappresentavamo il nuovo. Abbiamo dato un concreto senso di futuro. Di proposta innovativa.
La nostra situazione elettorale oggi però è diversa. E il vento politico di FDI (vedremo tra l’altro quale sarà fra un anno) non son certo che si tramuterà in vento amministrativo come accadde per noi. Noi fummo bravi a trasformare il vento politico di Salvini in voto amministrativo. Questo FDI non credo lo riesca a garantire.
Ecco quindi che dobbiamo avvicinare noi Lega quel voto civico (non dico l’organizzazione civica, ma il voto civico) . Dobbiamo essere una Lega forte, responsabile, che si prodighi non solo alla risoluzione dei problemi quotidiani ma soprattutto che si dedichi alla programmazione territoriale di lungo periodo, perché non possiamo essere indicati noi Lega il freno allo sviluppo del nostro territorio. Dobbiamo essere quindi molto innovativi nella proposta per essere apprezzati anche da chi non vede di buon occhio la politica in generale. Dobbiamo prendere i voti anche dal civismo per portarli alla politica, e non viceversa. E per far questo innanzi tutto dobbiamo essere forti internamente noi, rafforzare i nostri ideali per poi essere una calamita dei voti in libertà. Dobbiamo sviluppare bene il concetto “dell’essere potabili”. Dell’ essere meritevoli di delega, dell’essere affidabili e credibili.
Dobbiamo essere, nel solco del moderatismo che permea questo territorio, comunque rivoluzionari e soprattutto imprevedibili. Perché in questa situazione già lo stare fermi è come indietreggiare.
Mi propongo a voi quindi come guida di un gruppo unito, volenteroso di proposta, di progetti, di strutturazione, di maturazione della nostra classe dirigente che dovrà continuare a governare il biellese con sempre più forza, determinazione, capacità, offerta politica e tanta passione incondizionata.
Sono e siamo orgogliosamente della Lega. Andiamo tutti assieme ad urlarlo al mondo.