Rendiconto generale dell´Amministrazione dello Stato per il 2010 - Assestamento del bilancio dello Stato per il 2011 del 10/10/2011 • Roberto Simonetti

Rendiconto generale dell´Amministrazione dello Stato per il 2010 – Assestamento del bilancio dello Stato per il 2011 del 10/10/2011

Inserita sabato, 9 Giugno 2012 | da: roberto simonetti
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ROBERTO SIMONETTI, Relatore. Com’è noto, il Rendiconto, ci fornisce una rappresentazione
oggettiva della situazione del bilancio dello Stato ben più attendibile di quella del bilancio di
previsione e dovrebbe costituire la base essenziale sulla quale impostare il nuovo ciclo di
programmazione economico-finanziaria.
Il rendiconto è, infatti, un documento contabile particolarmente rilevante nel corretto
funzionamento di una democrazia parlamentare.
La funzione giuridico-costituzionale di tale esame per la parte concernente il conto del bilancio
consiste nella verifica che il Parlamento svolge, nella forma della legge, che il Governo abbia
effettivamente eseguito lo schema di previsione per l’entrata e di autorizzazione per la spesa nei
termini preventivamente stabiliti dallo stesso Parlamento, ai fini di un’ordinata gestione finanziaria
dello Stato.
Le Camere approvano nuovamente con legge i risultati della gestione annuale rendendoli
intangibili, ossia non revocabili o modificabili, con tutte le conseguenze che ciò comporta dal punto
di vista giuridico e sotto il profilo economico-finanziario.
È utile tuttavia rammentare che il rendiconto del bilancio non può dare conto compiutamente dei
flussi annuali di spesa ed entrata e della variazione delle consistenze di attività e passività
patrimoniali per tutto il settore delle pubbliche amministrazioni; infatti, in tale settore confluiscono
enti pubblici diversi dallo Stato, dotati di autonomia finanziaria ed in grado di determinare
variazioni significative che non si riflettono, in senso giuridico-contabile, sul bilancio e sul
patrimonio dello Stato.
Il conto del bilancio relativo all’esercizio finanziario 2010 si presenta secondo la nuova struttura di
classificazione del bilancio dello Stato, articolata su due livelli di aggregazione: missioni e
programmi.
Le missioni sono 34. Il numero dei programmi si è attestato a 162 e, nella quasi totalità, sono
specifici di ciascuna Amministrazione.
Il rendiconto generale dello Stato per l’esercizio 2010 può ben rappresentare dunque un momento di
conferma del raccordo tra vecchia e nuova normativa.
Per quanto concerne il conto del bilancio, in particolare, questo conserva la struttura espositiva per
unità di voto parlamentare a livello di macroaggregati, in coerenza con il bilancio di previsione, ma,
nello stesso tempo, accoglie talune rilevanti novità della riforma, quali la prima esperienza di
illustrazione delle risultanze delle spese relative ai programmi aventi natura o contenuti ambientali,
anticipando, in qualche modo, l’applicazione della disposizione della riforma (articolo 36, comma 6,
della legge n. 196 del 2009).
Il conto consuntivo finanziario per l’anno 2010 è stato costruito dunque, ai fini della valutazione
delle politiche pubbliche di settore, sulla base delle missioni, che sono state realizzate attraverso
uno o più programmi. Questi ultimi sono stati, a loro volta, suddivisi in macroaggregati (UPB),
venendo questi articolati, nell’ambito di ciascun centro di responsabilità amministrativa, in capitoli,
così da consentire la valutazione economica e finanziaria delle risultanze di entrata e di spesa in
riferimento agli obiettivi previsti.
Fatte queste premesse, ritengo utile, in sede di analisi del rendiconto generale, riepilogare i dati di
consuntivo degli andamenti di finanza pubblica registrati lo scorso esercizio.
Al riguardo, rilevo in particolare come nonostante un quadro congiunturale internazionale difficile,
l’importo dell’indebitamento netto della Pubblica Amministrazione sia passato dal 5,4 per cento nel
2009 al 4,6 per cento nel 2010, risultato che si colloca tra i migliori nel contesto dei paesi europei.
Come afferma anche l’OCSE nel rapporto sull’Italia 2011, a differenza di altri paesi UE, il nostro ha
reagito alla recessione e alla crisi finanziaria rimodulando la spesa in funzione di sostegno sociale e
all’industria, invece che con un pacchetto di interventi espansivi che avrebbe portato ad un aumento
del disavanzo.
Le misure adottate sono state concepite come provvedimenti aventi un impatto sostanzialmente
neutro sul saldo di bilancio, recanti tuttavia taluni incentivi per la rimodulazione della spesa
pubblica verso quelle che sono considerate le categorie di spesa con i moltiplicatori più elevati.
Questa politica economica prudenziale ha rafforzato la posizione dell’Italia sui mercati
obbligazionari durante un arco di tempo prolungato, caratterizzato da turbolenze di mercato per le
banche e per il debito sovrano. A favore della credibilità del Paese, dalla metà 2010 il Governo ha
reso più restrittiva la politica di bilancio per mantenere la finanza pubblica sotto controllo, in
coerenza con i requisiti della procedura di disavanzo eccessivo del Patto di Stabilità e Crescita
Europeo. Di conseguenza, l’Indebitamento netto della pubblica amministrazione nel 2010 è sceso di
ben 0,8 punti percentuali al di sotto del livello registrato nel 2009.
Nel dettaglio delle componenti, sempre in rapporto al PIL, il risultato 2010 rispetto all’anno
precedente è ascrivibile sia al lieve riduzione delle spese correnti dispetto al 2009 (-0,3 per cento),
la cui incidenza si è attestata al 47,8 per cento – a fronte del 48,2 per cento segnato nel 2009 – che
alla riduzione delle spese in conto capitale che, dopo il +0,6 per cento registrato nel biennio
2009/2008, segnano nell’anno una riduzione del -0,9 per cento.
Sul versante delle entrate correnti, si segnala invece il lieve incremento registrato nel 2010 (+0,1 per
cento), a fronte della diminuzione registrata nel 2009 (-0,3 per cento).
Nel dettaglio delle voci di spesa, sempre in rapporto al PIL, la spesa per redditi di lavoro si
conferma in lieve flessione del – 0,2 per cento rispetto all’anno precedente, a fronte del +0,5 per
cento registrato nel 2009 sul dato 2008, dopo il dato in aumento del +0,5 per cento segnato del 2008
sul 2007, così come quella per beni e consumi intermedi appare «congelata» con un -0,2 per cento
rispetto al 2009, allorché si era registrato un +3,5 per cento rispetto al dato 2008.
Per quanto riguarda le prestazioni sociali, esse sono cresciute dello 0,1 per cento, mostrando
un’evoluzione sensibilmente inferiore a quella del 2009, allorché si era segnalato un +1,5 per cento
rispetto al dato 2008, e allo stesso 2008, allorché si era registrato un +0,6 rispetto al dato 2007.
Si è confermato stabile in rapporto al PIL il dato poi relativo alla spesa per interessi, che ha segnato
un -0,1 per cento, dopo che nel 2009 lo stesso aveva registrato una sensibile diminuzione pari al –
0,6 per cento sul dato 2008.
Per quanto concerne il saldo primario rispetto al PIL, esso si segna un lieve miglioramento rispetto
al 2009 attestandosi ad un -0,1 per cento, mostrando un’attenuazione dell’inversione negativa che il
medesimo dato aveva registrato nell’anno precedente, allorché si era attestato al -0,7 per cento a
fronte del +2,5 per cento segnato nel 2008.
In uno scenario economico internazionale complesso come quello che si è registrato nel 2010, i
risultati in termini di saldi di finanza pubblica non possono pertanto che essere considerati
favorevolmente saldi del conto del bilancio.
Nell’insieme, i saldi del bilancio, in termini di competenza, hanno registrato dati a consuntivo
migliori delle previsioni, sia iniziali che definitive.
Il saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato per il 2010, in termini di competenza, al lordo
delle regolazioni debitorie e contabili, risulta pari a 21.619 milioni di euro, con un miglioramento di
11.077 milioni di euro rispetto al saldo registratosi nel 2009. Il risultato è migliore sia delle
previsioni iniziali che delle previsioni definitive, secondo le quali il saldo netto da finanziare era
previsto attestarsi nel 2010, a 63.799 milioni.
Il valore del saldo netto da finanziare, determinato dai risultati di gestione, rientra nel limite
massimo di 63.000 milioni fissato dalla legge finanziaria per il 2010 (legge n. 191 del 2009), al
netto di 4.684 milioni di regolazioni debitorie.
Anche il saldo corrente (risparmio pubblico) nel 2010 evidenzia un miglioramento rispetto all’anno
precedente, risultando pari a 28.742 milioni di euro (+5.154 milioni). Il risultato è migliore sia
rispetto alle previsioni iniziali che a quelle definitive, in base alle quali il risparmio pubblico
avrebbe dovuto attestarsi addirittura su valori negativi (-22.919 milioni secondo le previsioni
iniziali; -13.477 milioni secondo quelle definitive).
Il ricorso al mercato si è attestato nel 2010 a 210.055 milioni di euro, su valori sensibilmente più
bassi rispetto alle previsioni iniziali e a quelle definitive, con un miglioramento di oltre 1 miliardo
di euro rispetto al 2009. Anche il valore del ricorso al mercato nei risultati di gestione risulta
inferiore al limite massimo, pari a 286.000 milioni di euro, fissato dalla legge finanziaria per il 2010
(legge n. 191 del 2009).
In termini di cassa, il saldo netto da finanziare è risultato nel 2010 pari a 59.846 milioni, con un
miglioramento di circa 7.199 milioni di euro rispetto al risultato raggiunto l’anno precedente
(67.045 milioni di euro). Anche in termini di cassa, il saldo netto da finanziare a consuntivo registra
valori migliori delle previsioni, sia iniziali che definitive, secondo le quali, il suddetto saldo avrebbe
dovuto superare i 120 miliardi di euro nel 2010. Gli altri saldi del bilancio, in termini di cassa,
risultano invece lievemente peggiorati rispetto all’esercizio 2009. Il risparmio pubblico ha registrato
un valore negativo di 10.154 milioni, segnando un peggioramento di oltre 26 miliardi rispetto al
2009, anno in cui il risparmio pubblico si è attestato ad un valore positivo di 15.984 milioni di euro.
L’importo del ricorso al mercato ammonta a circa 249 miliardi di euro, con un peggioramento di 5,8
miliardi rispetto al dato del 2009.
La gestione 2010 ha dato luogo ad impegni di spesa relativi ad operazioni finali (tutte le spese del
bilancio dello Stato escluse quelle relative al rimborso di prestiti giunti in scadenza nell’esercizio di
riferimento) per 526.944 milioni di euro.
Rispetto all’anno precedente, le spese finali evidenziano una riduzione di 13.547 milioni di euro (-
2,5 per cento), derivante dalla diminuzione degli impegni di spesa sia di conto corrente (-6.916
milioni), sia di conto capitale (-6.631 milioni).
Il dato di consuntivo degli impegni relativi alle spese finali si è dimostrato peraltro inferiore anche
rispetto alle previsioni, sia iniziali che definitive. Rispetto alle previsioni definitive, in particolare,
gli impegni finali denotano una riduzione di 17.419 milioni di euro.
Gli impegni relativi ad operazioni finali sono riconducibili per 474.662 milioni di euro a spese
correnti – che risultano diminuite rispetto al 2009 di circa 11,4 per cento – e per 52.282 milioni a
spese in conto capitale, le quali, rispetto al 2009, presentano una riduzione più consistente, di oltre
l’11 per cento.
Per ciò che attiene alla spesa corrente, registrano una riduzione gli impegni di spesa relativi, in
particolare, alle seguenti voci:
i consumi intermedi, pari a 9.800 milioni nel 2010, risultano diminuiti di oltre il 25 per cento
rispetto al 2009 (-3.307 milioni di euro);
i trasferimenti a famiglie ed istituzioni sociali private, che si sono attestati a 4.562 milioni di euro,
con una riduzione del 53,3 per cento rispetto all’anno precedente (-5.208 milioni rispetto al 2009);
gli interessi passivi, che sono scesi a 69.523 milioni rispetto ai 72.239 milioni del 2009, registrando
una riduzione del 5,1 per cento;
i redditi da lavoro dipendente, con un totale di 88.855 milioni nel 2010, -809 milioni di euro rispetto
al 2009 (-0,9% per cento).
Hanno invece fatto registrare un aumento i trasferimenti correnti ad amministrazioni pubbliche, pari
nel 2010 a 222.661 milioni (+6.093 milioni di euro rispetto all’esercizio precedente, corrispondente
ad un aumento del 2,8 per cento) e i trasferimenti correnti a imprese, risultati pari nel 2010 a 4.705
milioni, con un incremento del 6,4 per cento rispetto al 2009 (+282 milioni).
Tra le spese in conto capitale evidenziano un lieve aumento rispetto all’esercizio 2009 soltanto gli
investimenti fissi lordi, che si sono attestati 7.326 milioni (+4,9 per cento), e gli impegni relativi
alla categoria acquisizioni di attività finanziarie (+748 milioni, pari al +16,3 per cento).
Diminuiscono invece tutte le altre voci. In particolare, i contributi agli investimenti ad
amministrazioni pubbliche, pari a 20.456 milioni, diminuiscono del 7,8 per cento (-1.730 milioni), i
contributi agli investimenti ad imprese, attestati a 11.629 milioni di euro, diminuiscono del 17 per
cento (-2.378 milioni). Anche i contributi agli investimenti a estero si riducono di 83 milioni di
euro, pari al 9,7 per cento.
Per quanto concerne l’analisi della gestione di competenza – che fa riferimento, per la parte
«Entrate», agli accertamenti, e, per la parte «Spese», agli impegni – l’entità complessiva degli
accertamenti di entrata (comprensivi delle entrate per accensione di prestiti) è risultata, nel 2010,
pari a 778.246 milioni di euro, con una evoluzione positiva rispetto al 2009.
Gli impegni complessivi di spesa ammontano nel 2010 (incluse le spese per rimborso prestiti) a
715.380 milioni. Rispetto ai risultati dell’anno precedente, la gestione presenta una complessiva
diminuzione degli impegni di spesa di oltre 1 miliardo di auto (-0,2 per cento).
Per quanto concerne i saldi, in termini di competenza si evidenzia, soprattutto, un miglioramento
del saldo netto da finanziare nel 2010 di oltre 11 miliardi di euro. Il risultato, pari a -21.619 milioni
di euro, discende dalla differenza tra un ammontare complessivo di entrate finali pari a 505.325
milioni di euro e un ammontare complessivo di spese finali pari a 526.944 milioni di euro, che
manifestano, entrambe, un andamento in riduzione rispetto all’anno precedente.
La gestione di competenza manifesta, inoltre, il miglioramento del risparmio pubblico (quale saldo
contabile delle operazioni correnti); sul punto, la stessa Relazione illustrativa sottolinea come il
valore positivo assunto dal risparmio pubblico evidenzi la connotazione non soltanto quantitativa,
ma anche qualitativa del risanamento finanziario.
Rispetto al consuntivo 2009, le entrate finali hanno registrato una diminuzione di 2.471 milioni di
euro. Tale risultato è riconducibile soprattutto alla riduzione delle entrate extra-tributarie rispetto al
2009 (-6,6 per cento), mentre gli accertamenti di entrate tributarie hanno registrato, rispetto al 2009,
un leggero incremento (+0,6 per cento).
Nell’ambito delle entrate tributarie, in particolare, si registrano variazioni in aumento rispetto al
2009 delle tasse e imposte sugli affari (+4 per cento, con accertamenti pari a 154.237 milioni) e
delle entrate derivanti dalla categoria dei monopoli (+9 per cento). Al contrario, subiscono
variazioni in diminuzione le imposte sul patrimonio e sul reddito (-1,4 per cento, con accertamenti
pari a 235.793 milioni di euro) e le imposte sulla produzione, sui consumi e dogane (-1,4 per cento
rispetto al 2008). Infine, gli accertamenti relativi alla categoria del lotto, lotterie ed altre attività,
pari a 12.013 milioni, risultano superiori dell’1,7 per cento rispetto all’anno precedente.
Per quanto concerne la spesa per rimborso prestiti, i relativi impegni, pari a 188.436 milioni di euro,
hanno registrato un aumento rispetto al dato del 2009 di 12.295 milioni (il rimborso prestiti nel
2009 era pari a 176.141 milioni di euro).
Gli accertamenti di entrata derivanti da accensioni di prestiti, infine, sono stati pari a 272.921
milioni di euro, con un aumento di 3.203 milioni rispetto all’esercizio 2009, nel quale tali
accertamenti erano pari a 269.718 milioni.
Dall’analisi delle spese finali per missioni emerge come un ristretto numero di missioni assorba
larga parte delle risorse disponibili.
Escludendo dal computo la missione «debito pubblico» – che – data la sua enorme rilevanza
quantitativa finirebbe per rendere poco significativi i dati inerenti alle missioni che più
propriamente descrivono le finalità dell’Ente Stato – si evince che le missioni di maggior rilievo ai
fini dell’analisi della gestione di competenza sono:
la missione Relazioni finanziarie con le autonomie territoriali, la quale risulta aver impegnato il
25,6 per cento delle risorse, con una crescita in termini assoluti rispetto allo scorso anno – in cui tale
missione rappresentava il 24 per cento della spesa – di circa il 4 per cento;
la missione Politiche previdenziali, che si è attestata al 16,9 per cento (rispetto 16 per cento del
2009), con un incremento in termini assoluti del 3,5 per cento rispetto all’esercizio precedente;
la missione Politiche economiche-finanziarie e di bilancio, che ha assorbito il 14,2 per cento degli
impegni, a fronte del 15,3 per cento registrato nel 2009, anno rispetto al quale le risorse si sono
ridotte del 9,1 per cento);
la missione Istruzione scolastica, che si è attestata al 9,6 per cento (sostanzialmente in linea con lo
scorso esercizio finanziario, in cui ha pesato per il 9,7 per cento), registrando tuttavia una riduzione
in termini assoluti del 2,6 per cento:
la missione Diritti sociali, politiche sociali e famiglia, la quale risulta aver impegnato, come nel
2009, il 5,6 per cento delle risorse complessive, registrando un decremento in termini assoluti
dell’1,7 per cento.
Al netto della missione debito pubblico, le uniche missioni di spesa che nel 2010 hanno registrato
un incremento in termini assoluti rispetto all’anno precedente sono quelle relative alle Relazioni
finanziarie con le autonomie territoriali e alle politiche previdenziali.
In base al rendiconto, al 1o gennaio 2010 il conto dei residui indicava residui attivi per un valore
complessivo di 194.560 milioni di euro e residui passivi, al lordo dei residui relativi al rimborso di
prestiti, per 96.667 milioni di euro, con una eccedenza attiva di 97.883 milioni di euro.
Dal confronto tra lo stato dei residui al termine dell’esercizio 2010 e quello al termine dell’esercizio
precedente si rileva che sia i residui attivi che quelli passivi hanno fatto registrare un incremento,
rispettivamente, del 18,1 per cento e del 12 per cento.
L’incremento è relativo sia ai residui pregressi che a quelli di nuova formazione. Come rilevato
anche nella relazione illustrativa del disegno di legge di rendiconto, i dati dimostrano come il
fenomeno dei residui rimanga, anche nel 2101 su livelli considerevoli, specie per quel che concerne
i residui passivi che subiscono un aumento del 12 per cento rispetto allo scorso esercizio,
attestandosi complessivamente a 108.278 milioni di euro nel 2010.
Vanno dunque prese in seria considerazione le osservazioni contenute nella Relazione sul
Rendiconto trasmessa dalla Corte dei conti, non solo laddove si sottolinea come la leggibilità del
documento risulti appannata da un imponente e crescente accumulo di residui, ma anche laddove si
rileva come la stessa leggibilità dei dati sia resa difficile anche in ragione di alcuni particolari
meccanismi contabili di gestione degli anni più recenti.
Al riguardo, ricordo che in particolare che a fianco del fenomeno, ormai divenuto strutturale, delle
regolazioni contabili e debitorie, si è formata – in concomitanza con le restrizioni finanziarie – una
massa di debiti pregressi, in parte ripianati con le risorse previste dal decreto legge n. 78 del 2009, e
si è venuto generalizzando il ricorso a «pagamenti in conto sospeso» – di sempre crescente entità –
che in gran parte ancora attendono una completa sistemazione contabile in bilancio.
Su tali fenomeni occorrerebbe compiere una più approfondita riflessione, anche perché, come
afferma la Corte, essi non appaiono del tutto compatibili con il principio di annualità del bilancio, in
quanto finiscono per alterare le risultanze di consuntivo.
Analogamente, occorrerebbe riflettere su talune problematiche, evidenziate dalla Corte, emerse in
relazione alle procedure di contabilizzazione sia delle entrate che delle spese.
Con riferimento al conto del patrimonio, ricordo, infine, che l’eccedenza passiva, ossia la differenza
tra le passività e le attività, nel 2010 è stata superiore dell’1,3 per cento rispetto a quella del 2009.
Il risultato denota una situazione patrimoniale in peggioramento rispetto all’anno 2009 e riconferma
gli andamenti negativi registrati negli anni 2008 e precedenti.
Secondo quanto rilevato dalla Corte dei conti, l’incompletezza delle informazioni relative ai beni
immobili dello Stato potrà essere superata o quantomeno ridotta a conclusione dell’attività di
ricognizione svolta dal Dipartimento del Tesoro del Ministero dell’economica e delle finanze in
attuazione dell’articolo 2, comma 222, della legge n. 191 del 2009 (legge finanziaria 2010) e
finalizzata alla redazione del Rendiconto Patrimoniale dello Stato a prezzi di mercato.
L’organo di controllo conferma inoltre la necessità che la ricostruzione del valore di mercato dei
beni e della rilevazione dei costi di manutenzione sovrintenda a tutto il processo di federalismo
demaniale per una ricostruzione complessiva del rilievo finanziario dei trasferimenti anche in
considerazione della non omogenea distribuzione dei beni sul territorio nazionale.
Per quanto attiene al disegno di legge di assestamento, ricordo che esso reca le variazioni che, a
metà dell’esercizio, il Governo ritiene opportuno adottare in relazione alle previsioni di bilancio, in
termini di competenza e di cassa.
Anche il disegno di legge di assestamento per l’esercizio 2011 riflette la struttura del bilancio dello
Stato, organizzato in missioni e programmi, adottata a partire dalla legge di bilancio per il 2009 e
recepisce la nuova struttura del Governo, definita dal decreto-legge n. 85 del 2008 e poi modificata
dalla legge n. 172 del 2009.
Prima di passare all’analisi dei dati contenuti nel provvedimento di assestamento, va segnalato, in
via preliminare, che il disegno di legge di assestamento non tiene conto degli effetti dei
provvedimenti di manovra approvati nel corso dell’estate (ossia il decreto legge n. 98 del 6 luglio
2011 e il decreto legge n. 138 del 13 agosto 2011), ad eccezione delle variazioni disposte a seguito
dell’approvazione da parte del Senato di un emendamento finalizzato a contabilizzare
nell’assestamento, per un importo pari 2.4 miliardi euro, gli effetti dell’articolo 40, comma 1-bis del
citato decreto-legge n. 98 del 2011, il quale prevede la trasformazione in riduzioni di spesa degli
accantonamenti, operati come clausola di salvaguardia ai sensi dell’articolo 1, comma 13, della
legge di stabilità per il 2011, degli introiti stimati per l’assegnazione di diritti d’uso di frequenze
radioelettriche da destinare a servizi di comunicazione elettronica.
Ciò premesso, i dati contenuti nel disegno di legge di assestamento per il 2011 evidenziano un
miglioramento dei saldi di bilancio in termini di competenza, al netto delle regolazioni debitorie,
contabili e dei rimborsi IVA, rispetto alle previsioni iniziali della legge di bilancio per il 2011.
Il saldo netto da finanziare passa, infatti, da 40.640 milioni a 32.107 milioni, con un miglioramento
di 8.534 milioni, pari a circa il 21 per cento rispetto all’entità del medesimo aggregato indicata dalla
legge di bilancio.
Il risparmio pubblico (saldo corrente) registra un miglioramento di 10.698 milioni, attestandosi a
11.072 milioni.
Anche il ricorso al mercato (differenza tra le entrate finali e il totale delle spese, incluse quelle
relative al rimborso di prestiti) evidenzia un miglioramento di oltre 24.445 milioni (il dato
comprende anche le regolazioni debitorie).
Il miglioramento del saldo netto da finanziarie che si evidenzia nelle previsioni assestate è
attribuibile pressoché interamente all’andamento delle entrate finali, che registrano un aumento di
8.618 milioni di euro, principalmente ascrivibile alle entrate tributarie (+7.667 milioni).
In particolare, nell’ambito delle entrate tributarie assumono un particolare rilievo le variazioni in
aumento relative all’IRES (+3.727 milioni), alle imposte sostitutive (+1.337 milioni), all’IVA
(+3.182 milioni) e ai proventi del lotto (+587 milioni).
In relazione alle imposte sostitutive, va ricordato che la variazione in aumento di 1.337 milioni è
essenzialmente determinata dalla nuova imposta sostitutiva sui contratti di locazione – cedolare
secca.
Per quanto concerne le spese finali, le variazioni proposte dal provvedimento presentato dal
Governo determinano una riduzione delle spese correnti di -2.937 milioni, cui fa riscontro una
proposta di incremento delle spese in conto capitale per 744 milioni.
La proposta di riduzione della dotazione di competenza della spesa corrente è principalmente legata
alle minori esigenze relative:
alla spesa per interessi che denota nella proposta di assestamento una contrazione significativa di
6.141 milioni, determinata per lo più, come evidenziato nella relazione illustrativa, ad da previsione
più aggiornata della dinamica degli interessi sui titoli del debito pubblico (BOT, BTP, CCT, CTZ e
prestiti esteri), in diminuzione di circa 5.400 milioni di euro in relazione all’andamento del mercato;
alle minori somme da versare per il finanziamento del bilancio dell’Unione europea, ridotte di 600
milioni di euro, in relazione ad un previsto conguaglio positivo a favore dell’Italia reso possibile da
eccedenze del bilancio comunitario riferite all’esercizio 2010.
Proposte in aumento della dotazione di competenza hanno, invece, riguardato, i trasferimenti alle
amministrazioni locali, che risultano aumentati di 3.447 milioni, tale importo è essenzialmente
relativo alle maggiori risorse da attribuire alle province autonome di Trento e Bolzano (2.909
milioni), «per soddisfare le esigenze minime delle medesime province, in attesa del previsto
provvedimento in materia di riscossione diretta», di cui all’articolo 2, comma 108, della legge
finanziaria per il 2010.
Le variazioni in aumento proposte alle spese in conto capitale (+744 milioni) sono in larga misura
riconducibili ai contributi In conto impianti da corrispondere all’Anas Spa in relazione a residui
perenti dell’esercizio 2003, per i quali non è possibile procedere alla reiscrizione in bilancio (+585
milioni). Si segnala, altresì, l’aumento dei contributi agli investimenti alle imprese (+144 milioni),
relativi ad interventi agevolativi alle imprese, al settore aeronautico, alle esigenze connesse alla
realizzazione di piattaforme navali nonché al fondo di garanzia in favore delle imprese operanti nel
settore aeronautico.
In termini di cassa il disegno di legge di assestamento per il 2011 evidenzia un peggioramento del
saldo netto da finanziare, che si attesta a 91.925 milioni di euro, manifestando un incremento di
2.687 milioni rispetto alle previsioni iniziali.
Al riguardo, vanno segnalati gli effetti sensibilmente divergenti che il disegno di legge di
assestamento produce sul saldo di cassa rispetto a quanto si registra sul versante della competenza,
che presenta invece un miglioramento del saldo netto da finanziare pari a 8.534 milioni. Tale
divergenza va peraltro inquadrata nell’ambito della natura dei conti di cassa nel ddl in esame, nei
quali si deve tener conto della consistenza dei residui accertati a consuntivo.
Per quanto concerne gli altri saldi, si evidenzia, invece, un leggero miglioramento del risparmio
pubblico, che pur rimanendo di segno negativo, registra nelle previsioni assestate un miglioramento
di 5.143 milioni, attestandosi a -43.569 milioni di euro, e del ricorso al mercato (al lordo delle
regolazioni debitorie) che diminuisce rispetto al bilancio di previsione di oltre 13 miliardi di euro,
raggiungendo un valore pari a 279.304 milioni.
Dal quadro delle variazioni delle autorizzazioni di cassa, si evidenzia che il peggioramento del
saldo netto da finanziare è sostanzialmente dovuto ad una proposta di aumento delle autorizzazioni
ai pagamenti finali per complessivi 9.355 milioni di euro.
La variazione in aumento dei pagamenti finali proposta dal provvedimento di assestamento si
riferisce ai pagamenti relativi alla spesa primaria per un importo di complessivi 12.888 milioni, cui
fa riscontro una riduzione per atti amministrativi di 3.483 milioni In particolare, la Relazione
illustrativa evidenzia l’aumento dei pagamenti correnti per maggiori trasferimenti alle
Amministrazioni locali.
Nel corso dell’esercizio, i residui passivi relativi alle spese finali al 31 dicembre 2010 sono risultati
pari a 108.203 milioni (al netto di 73 milioni relativi al rimborso prestiti), di cui:
41.516 milioni residuano dalla gestione 2009 e precedenti (residui pregressi);
66.687 milioni derivano dalla gestione di competenza 2010 (residui di nuova formazione).
La Relazione illustrativa evidenzia come l’incremento della consistenza complessiva dei residui nel
2010 sia determinata esclusivamente da quelli di parte corrente, che aumentano di 15.562 milioni
rispetto all’esercizio precedente, mentre i residui di conto capitale registrano un decremento di 3.285
milioni.
Come già evidenziato nell’analisi del Rendiconto 2010, l’andamento crescente della consistenza dei
residui passivi è legato sia al fenomeno dell’aumento di quelli di nuova formazione, che
raggiungono nel 2010 i 66.687 milioni rispetto ai 64.615 dell’esercizio 2009 (circa il 3 per cento in
più), sia al rallentamento del processo di smaltimento dei residui pregressi (nel 2010, permangono
nel conto dei residui 41.517 milioni di residui provenienti dagli esercizi precedenti, circa il 29 per
cento in più rispetto all’analogo dato del 2009).
Tra le norme dell’articolato è opportuno richiamare infine l’articolo 2 del provvedimento, il quale
dispone alcune modifiche all’articolo 2 della legge di bilancio per il 2011 volte, in particolare, a:
aumentare il limite massimo di emissione di titoli pubblici, stabilito nella legge di bilancio, da
70.000 milioni a 75.000 milioni di euro;
aumentare lo stanziamento del Fondo di riserva per le autorizzazioni di cassa, da 10.000 a 12.000
milioni di euro. In proposito, posto che le variazioni al bilancio per atti amministrativi già registrano
un significativo aumento delle autorizzazioni di cassa (oltre 7 miliardi), si evidenzia come l’indicato
innalzamento del limite di un porto del fondo cassa possa suggerire una limitata attendibilità delle
previsioni iniziali relative alle dotazioni di casse;
autorizzare il Ministro dell’economia ad effettuare variazioni compensative in termini di
competenza e cassa, tra gli stanziamenti dei capitoli n 2751 e 2752 dello stato di previsione del
proprio ministero per l’anno finanziario 2011, relativi a somme da versare per il finanziamento del
bilancio dell’Unione europea a titolo di risorse proprie, con riferimento a IVA (cap. 2751) e dazi
(cap. 2752).

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